Come fare il compost: la guida al compostaggio domestico
Scoprite tutti i nostri suggerimenti e consigli su come fare il compost in casa: da oggi il compostaggio domestico non avrà più segreti per voi!
Ridurre i rifiuti è una necessità impellente della nostra società consumistica, visti i costi elevati e l’inquinamento prodotto dalle operazioni di smaltimento e recupero.
Ogni anno, l’italiano medio contribuisce alla raccolta differenziata con 80 Kg di rifiuti organici, che salgono a 100 se consideriamo anche gli scarti biodegradabili, quali legno, carta e prodotti tessili. Questa mole cospicua di rifiuti potrebbe esser ridotta se ognuno di noi provvedesse per proprio conto a trasformare il compost in fertilizzante naturale, invece che destinarlo alla raccolta differenziata: una scelta amica dell’ambiente, conveniente economicamente, che comporterebbe anche un minor ricorso ai concimi chimici. Ma sapete veramente come fare il compost?
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Come fare il compost: la nostra guida completa
Diciamo subito che per compost intendiamo il prodotto della decomposizione, accelerata e controllata dall’uomo, di sostanze organiche quali scarti di cucina (resti di verdura, bucce di frutta, fondi di caffè e tè, gusci d’uova, cenere di caminetti ecc.) e di giardinaggio (ramaglie di potatura, sfalcio dei prati, foglie secche, fiori appassiti, scarti dell’orto ecc.). Il compostaggio domestico, realizzabile mediante l’acquisto di appositi compostatori non eccessivamente costosi – quelli per uso interno vanno dai 50 ai 100 euro, gli altri per uso esterno dai 200 ai 300, essendo dotati anche di controllo della temperatura e rimescolamento automatico – permette quindi tutta una serie di vantaggi.
Prima di tutto garantisce la corretta chiusura del ciclo dei rifuti, visto che l’organico costituisce circa un terzo del totale della spazzatura domestica. Il compost fai da te evita ilconferimento in discarica o all’inceneritore, diminuendo così i costi di smaltimento. Alla fine della procedura di compostaggio domestico, poi, avremo a disposizione un concime organico naturale, utilizzabile nell’orto, in giardino o per le piante in vaso al posto degli inquinanti fertilizzanti chimici. Risparmieremo così denaro, limitando l’acquisto di terricci, substrati e concimi organici, ma al contempo ridurremo l’inquinamento atmosferico prodotto dalla combustione di questi scarti, evitando pure l’infiltrazione di percolato nel terreno.
Il compost, quale concime organico naturale, rilascia gradualmente nel terreno gli elementi indispensabili allo sviluppo dei vegetali, quali azoto, fosforo, potassio e oligoelementi. Chi volesse procedere al compostaggio domestico, deve prima di tutto fare attenzione a cosa porre nel composter.
Vanno bene gli scarti di cucina e del giardinaggio sopra indicati, oltre ad altri materiali biodegradabili quali la carta non patinata, il cartone, la segatura e i trucioli provenienti da legno non trattato, mentre devono essere assolutamente evitati tutti gli oggetti in vetro, plastica e metallo, i tessuti sintetici, i prodotti chimici, i farmaci scaduti, la carta patinata e le lettiere di cani e gatti.
Con molta cautela, possono poi essere aggiunti anche gli avanzi di cibo di origine animale, i cibi cotti in piccole quantità, nonché le foglie di piante resistenti alla degradazione (magnolia, faggio, castagno, aghi di conifere ecc.).
Come fare il compost: tutte le forme possibili
Veniamo ora alle varie forme di compostaggio. La più diffusa è sicuramente quella in cumulo, per la quale dovremo scegliere luoghi praticabili tutto l’anno, irrigabili e che si trovino all’ombra di alberi che in inverno perdono le foglie, per consentire l’irraggiamento solare in inverno e la mitigazione della luce solare in estate. Porre del legno sminuzzato sotto il cumulo (10-15 cm) è un’altra buona pratica per evitare la formazione di fango nei mesi invernali.
L’altezza minima del cumulo deve essere di 50-60 cm al fine di trattenere il calore e garantire l’attività microbica: non devono essere però superati gli 1,3-1,5 metri, altrimenti il materiale rischia di compattarsi sotto il suo peso. La forma migliore in estate è quella a trapezio, che consente di assorbire adeguatamente le piogge e sostituire l’acqua evaporata, mentre in inverno è buona norma ricorrere a quella triangolare, per evitare l’eccessivo accumulo di pioggia all’interno del cumulo, data la più scarsa evaporazione.
Il segreto per la buona riuscita del compostaggio sta poi nella corretta miscelazione degli scarti, per consentire la giusta attività dei microrganismi ed evitare l’insorgere di fenomeni diputrefazione, coi conseguenti cattivi odori. In pratica, bisogna realizzare una giusta stratificazione, alternando gli scarti più umidi e azotati (sfalci d’erba e residui di cucina), con quelli più asciutti e carboniosi (ramaglie triturate, cartone spezzato, trucioli di legno, foglie secche, paglia ecc.), che garantiscono una buona porosità e il corretto apporto di ossigeno al cumulo. Il contenuto iniziale di acqua deve essere tra il 45 e il 65%, mentre per quanto riguarda il giusto rapporto azoto-carbonio, è bene sapere che per ogni grammo del primo ne servono 20 o 30 del secondo.
Per garantire il corretto apporto di umidità, il cumulo può essere coperto durante i periodi piovosi con materiali tipo “tessuto-non-tessuto”o teli in juta o strati di foglie e paglia di 5-10 cm, in modo da trattenere l’acqua senza compromettere la circolazione dell’aria. La copertura può esser utile anche a proteggere dall’eccessivo essiccamento durante i mesi estivi. Un altro aspetto da non sottovalutare per la buona riuscita del compostaggio è poi la giusta ossigenazione, fondamentale per i batteri che operano la biodegradazione in condizione aerobica. Per un corretto ricambio d’aria bisogna quindi non comprimere il materiale del cumulo e rivoltarlo periodicamente con un forcone, operazione da ripetere frequentemente qualora l’ammasso fosse poco poroso.
Un’alternativa al cumulo può essere la concimaia, che consiste in una buca scavata nel terreno dove accumulare gli scarti organici. In questo caso, però, si possono riscontrare problemi per la tendenza ad accumulare troppa acqua, soprattutto in caso di fondo impermeabilizzato, così come per l’insufficiente scambio d’ossigeno con l’esterno da parte dei materiali depositati sul fondo.
Chi sceglie tale sistema dovrà quindi adottare alcuni accorgimenti, quali l’inserimento di tubi drenanti, uno strato di ghiaia o un bancale sotto il materiale organico riposto nella buca. Gli stessi bancali possono essere utilizzati anche per separare gli scarti dalla parete della buca, al fine di garantire un buon ricambio d’aria.
Se il cumulo è particolarmente adatto per coloro che risiedono in abitazioni con ampi giardini che producono grandi quantità di ramaglie e scarti verdi, i composter in plastica, legno o rete sono più utili per quei cittadini che hanno a disposizione giardini di piccole e medie dimensioni, che originano meno residui. Sono contenitori di volumetrie variabili (da 200 a 1.000 litri), con aperture di vario tipo. Il loro utilizzo consente di limitare l’impatto visivo dei materiali in decomposizione, garantendo la loro igienizzazione e risentendo meno delle condizioni atmosferiche. Si possono però incontrare delle difficoltà nel rivoltamento del materiale, qualora non siano apribili su un lato. Se siete intenzionati all’acquisto di un composter di plastica, preferite quelli che presentano nelle pareti interne i sistemi che favoriscono la circolazione dell’aria.
Il funzionamento di questi strumenti è molto semplice. Dopo aver provveduto alla raccolta differenziata, basta inserire alla sua base uno strato di ramaglie grossolane, aggiungendo poi alternativamente strati di scarti azotati e carboniosi, secondo lo stesso principio analizzato in precedenza. Dopo 3-4 mesi, gli scarti vegetali devono esser rivoltati e poi reinseriti nel composter. Trascorso un periodo di 5-6 mesi, la parte inferiore degli scarti, di colore bruno e simile all’humusdel sottobosco, avrà prodotto un compost omogeneo e già disponibile per l’utilizzo. Questa frazione dovrà quindi esser setacciata e lasciata asciugare al sole per alcuni giorni, mentre gliscarti legnosi non ancora trasformatisi devono esser reintrodotti nel composter.
Naturalmente, il ricorso a questi strumenti fai da te implica la stessa adozione di buone praticheprevista per il cumulo. Bisogna quindi garantire una giusta miscelazione tramite l’alternanza di strati azotati e carboniosi, assicurare una buona circolazione dell’aria attraverso l’inserimento di ramaglie grossolane e il rivoltamento del materiale una volta ogni 6 mesi, ed infine mantenere un’umidità ottimale (55-60%), che favorisca la riproduzione dei microrganismi aerobici.
Generalmente, il compost è pronto dopo circa 12-20 settimane in inverno e 10-15 in estate: il compimento della sua degradazione è evidente sia dall’aspetto che dal caratteristico odore.
Infine, vi è anche la possibilità di poter costruire da soli un proprio composter. Basta acquistare tre metri di rete metallica zincata a maglia da 2,5 x 5 cm e alta un metro, per poi costruirvi uncilindro fermato in due punti con fil di ferro o ganci ad “S”. Quest’ultimo deve essere rivestito esternamente con del tessuto in juta alto 70 cm, fissato sempre con fil di ferro o ganci ad “S” ed infine coperto con un tessuto impermeabile.
Et voilà, se rispetterete per filo e per segno la nostra guida a come fare il compost, potrete davvero fregiarvi del titolo di riciclatori domestici al 100%!
Il vostro compost potrà essere utilizzato come fertilizzante e concime per risemine e rinfittamenti di tappeti erbosi degradati, come sostituto parziale o anche totale di terricci torbosi, come concime organico e come nutrimento delle piante.
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