“Le madri non cercano il paradiso,
il paradiso io l’ho conosciuto
il giorno che ti ho concepito”
Alda Merini
Diventare mamma: un desiderio, un traguardo, una sfida. La nascita del proprio bambino è il momento che permette di dare alla donna un senso completo al proprio corpo, nonché al proprio vivere. Quell’atto supremo di donare la vita l’avvicina alla sfera del divino.Mother and Child, Gustav Klimt, 1905
In tanti Paesi europei la maternità, questo periodo così importante e delicato della vita femminile, è tutelata e agevolata. Ad esempio, in Francia, tutte le spese sanitarie per le donne in gravidanza sono coperte. In Belgio, se una madre ha un figlio a carico ed è disoccupata, è prevista un’indennità di disoccupazione di circa 1.500 euro al mese. In questi casi, lo Stato dà sicurezze alla famiglia ed investe sul futuro dei nascituri. Un altro Paese all’avanguardia è l’Olanda: c’è un sussidio mensile per ogni bambino, indipendente dal reddito. Viene incoraggiato il parto a casa, in cui ogni mamma ha diritto ad essere seguita da un’ostetrica professionista. E il rapporto con il lavoro non diventa drammatico: il part time delle neomamme è una scelta diffusa e non stigmatizzata, che abbassa un po’ lo stipendio ma concede loro di crescere in serenità il proprio bambino. Perché, dunque, in Italia tutto sembra essere così difficile? È davvero solo colpa della crisi economica, o piuttosto di un modus operandi invalso da decenni che vede le donne come impiegate meno produttive, soprattutto se sposate e in odor di maternità? In Italia la maternità è frequentemente scoraggiata, e spesso le donne la rimandano o la sacrificano per il bene del proprio lavoro; ottenere i benefici connessi alla maternità è una lotta continua contro la burocrazia, e il proseguimento del lavoro non assicurato. La tranquillità di una neomamma italiana la fanno i familiari che le stanno vicino e l’aiutano, non certo lo Stato.
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