Chi ha detto che mangiare bene costa di più?
La dieta degli italiani, in media è sbilanciata, e costa circa 48,17 euro la settimana. Basterebbero 2 euro in più per mangiare equilibrato introducendo i principi della dieta mediterranea.
Da Bologna, City of Food e città di FICO, Andrea Segrè direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agroalimentari e presidente del CAAB, lancia la proposta di dedicare alla Dieta Mediterranea una Giornata Mondiale anticipando i sorprendenti risultati di una ricerca dell’Università di Bologna: una settimana al fast food costa oltre 130 euro, 48.17 euro è invece la spesa settimanale della dieta corrente, molto sbilanciata, degli italiani. Basterebbero 2 euro in più per una dieta (mediterranea) sana ed equilibrata.
I dati vengono annunciati in occasione delle “Giornate della dieta mediterranea – patrimonio UNESCO”, in programma a Bologna dal 14 al 16 novembre: una tre giorni di incontri, degustazionispeciali con staffette di celebri chef, esposizione di prodotti locali e provenienti dal Cilento, laboratori dedicati alle famiglie per apprendere le basi del consumo consapevole in merito ai prodotti ittici e produzione di differenti tipi di pane.
Chef, esperti della nutrizione, studiosi, ricercatori, Sindaci e Amministratori impegnati per le buone pratiche, si confronteranno sul tema della dieta mediterranea nei sui diversi aspetti, dalla tipicità alle intolleranze alimentari, fino a far capire il consumo sostenibile.
“La dieta mediterranea è stata dichiarata patrimonio culturale immateriale dell’umanità UNESCO il 16 novembre 2010 a Nairobi. Scopo della tre giorni bolognese è quello di sensibilizzare i cittadini tutti sul tema della sana e corretta alimentazione, per stimolare, coinvolgendo giovani e famiglie, una riflessione sul ruolo centrale della dieta mediterranea, per informare e diffondere l’insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, la trasformazione, la preparazione e il consumo di cibo”, spiega Nadia Monti, Assessore alla Sicurezza, Legalità e Politiche Giovanili del Comune di Bologna capofila dell’iniziativa.
La dieta mediterranea è caratterizzata da un modello nutrizionale rimasto costante nel tempo e nello spazio, costituito principalmente da olio di oliva, cereali, frutta fresca o secca, verdure, una moderata quantità di pesce, latticini e carne, e molti condimenti e spezie: il tutto accompagnato da vino o infusi, sempre nel rispetto delle tradizioni di ogni comunità.
Il prof. Andrea Segrè approfondirà la tematica domenica 16 novembre a Bologna (ore 14, ex Ospedale dei Bastardini in via D’Azeglio 41) in occasione del Forum nazionale della Dieta Mediterranea – Chi ha detto che una dieta sostenibile non esiste o comunque non è stata ancora inventata?
La Dieta Mediterranea è proprio un esempio concreto di come si possa davvero mangiare bene e stare in salute, spendere il giusto e praticare uno stile di vita corretto dal punto di vista nutrizionale e anche relazionale». Queste affermazioni si basano su una ricerca condotta nell’ambito del Corso di Laurea in Dietistica della Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università di Bologna (tesi di laurea “Il carrello della spesa: dalle abitudini degli italiani alla Dieta Mediterranea, presentata da Anastasia Costantini con relatore Luca Falasconi, docente del Dipartimento di Scienze e tecnologie agroalimentari) che, fra le altre analisi, ha valutato il costo del carrello della spesa dei consumatori italiani.
La scelta degli alimenti è infatti fortemente influenzata dai vincoli economici, soprattutto in tempi di crisi come quelli attuali. Sono stati comparati tre diversi modelli alimentari da seguire per una settimana valutandone l’aspetto nutrizionale e quello economico: dieta corrente (mediamente seguita), dieta mediterranea, dieta fast food. I risultati sono sorprendenti. Innanzi tutto dal punto di vista nutrizionale: il carrello degli italiani è ricco di grassi (37% delle calorie totali) e povero di fibre (18,3 g/die) con uno scarsissimo consumo di legumi e una quota di carboidrati nel suo complesso che non arriva al 50% dell’energia totale dei nutrienti.
Il carrello Mediterraneo rispetta invece le indicazioni della Piramide alimentare ricco di cereali, verdura e frutta, e povera di grassi saturi.
Il carrello fast & junk food è calcolato invece su un menu presente nel listino McDonald’s. «Analizzando i dati emersi dai carrelli della spesa – spiega ancora il prof. Segrè – si nota che il menu attualmente consumato dagli italiani costa settimanalmente a una persona 48.17 euro mentre il menu mediterraneo 50.28, solo 2.02 euro in più. Se invece ci si nutre in un fast food la spesa sale a 130.64 euro (in questo caso ovviamente è incluso il servizio, acqua, luce, gas eccetera).
Correlato è l’impatto negativo dal punto di vista delle patologie legate all’alimentazione, risultando che le fasce meno abbienti soffrono di alti tassi di obesità, diabete, malattie cardiovascolari, osteoporosi, carie dentali e alcune forme di cancro. Ma la ricerca sfata il mito che il fast food è anche low cost e che mangiare bene sia costoso. Non è vero. Anche perché i 2 euro in più fanno risparmiare sui costi del sistema sanitario nazionale. Risulta perciò piuttosto evidente che nel nostro paese manchi del tutto una cultura alimentare. Per questo la Giornata Mondiale della Dieta Mediterranea – conclude il prof. Segrè – oltre a riconoscere un patrimonio mondiale, servirà anche a trasmettere una corretta informazione e a creare una coscienza alimentare che il nostro paese deve avere».
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