martedì 18 febbraio 2014

BOLLETTE E RITARDI - DIFESA DEL CONSUMATORE

Bolletta in ritardo: perché a rimetterci è solo l'utente?


Balletto di responsabilità tra gli enti fatturatori e Poste Italiane. Le (poche) difese a disposizione dei consumatori

Bolletta in ritardo: perché a rimetterci è solo l'utente?
Se per gli auguri di Natale che sono arrivati in ritardo, pur se spediti almeno un mese prima, si è disposti a “chiudere un occhio”, questo non si può fare quando a finire fuori tempo nelle cassette sono le bollette da pagare. In questo caso monta la rabbia di chi si ritrova a pagare more e interessi sulle bollette arrivate in ritardo. Ma di chi è la colpa? Di chi le consegna o di chi le spedisce? E non c’è modo di evitare di pagare per le colpe altrui?

Un problema diffuso in tutta Italia

La “geografia” locale dei ritardi nella consegna della corrispondenza riguarda un po’ tutte le città, grandi e piccole: non c’è, infatti, una regione che non abbia almeno una volta sperimentato questo disservizio che in determinati periodi dell’anno - in quello estivo e natalizio - diventa cronico.
“Il ritardo nel recapito da parte di Poste Italiane è diventato una vera e propria piaga pagata a caro prezzo dai consumatori e dalle imprese che si vedono addebitare ingiustamente i costi delle morosità dalle società di fornitura”, denuncia inoltre Francesco Luongo, vicepresidente del Movimento difesa del cittadino.

Il timbro scomparso penalizza il cliente

Poste Italiane non ci sta ad assumersi tutte le responsabilità. Spiega Romolo Giacani, 
lente su bolletta
responsabile dei rapporti con le associazioni dei consumatori: “Le associazioni (che li hanno anche visitati da poco) sanno bene che una volta arrivate ai Cmp (i Centro di meccanizzazione postale dove vengono smistati grandi quantitativi di corrispondenza, ndr) le fatture non rimangono ferme chissà quanto tempo. Quello che in modo propositivo abbiamo sempre detto è che le associazioni dovrebbero fare pressione sulle varie autorità che possono intervenire presso gli enti fatturatori, perché inseriscano nel riquadro visibile assieme al nome e all’indirizzo del destinatario, anche la data di stampa della fattura. A quel punto, i rari casi in cui il ritardo dipende da noi sarebbero evidenti a tutti. Per primi a noi, che potremmo subito fare azione presso le suddette società per far allungare la data di pagamento”.

Sulla bollatura della corrispondenza in partenza, l’azienda parla di un processo di razionalizzazione e velocizzazione delle attività lavorative e spiega che ha adottato un metodo simile a quello di tutti gli altri paesi europei: “Gli invii in partenza che non riportano tale data di spedizione sono solo quelli la cui spedizione è effettuata da clienti che utilizzano su larga scala il servizio postale, i quali assolvono diversamente (tramite conto corrente, macchina affrancatrice ecc.) all’obbligo del pagamento delle tariffe postali”.
Che si torni al timbro o alla data di stampa della fattura indicata direttamente da chi emette la bolletta, appare evidente che una soluzione va trovata, nel balletto di responsabilità che alla fine vede nel consumatore la parte più debole, costretta sempre a pagare per le inefficienze altrui.
bollette
Da parte loro, i consumatori chiedono un ritorno all’antica. Dice Francesco Luongo: “In passato la cosiddetta posta massiva (quella in cui vengono inquadrate anche le bollette, ndr) veniva recapitata con il timbro che attestava la data della spedizione. Questo timbro è misteriosamente sparito. Misteriosamente fino a un certo punto: la sparizione è motivata dal fatto che in questo modo, da un lato, Poste si mette al riparo dalla violazione degli standard di qualità e, dall’altro, le aziende evitano eventuali contestazioni o richieste di posticipazione della scadenza. Ma in questo gioco a farne le spese sono solo i consumatori”, conclude Luongo.

Oltre la beffa il danno

A quanto ammonta il danno per gli utenti? Non certo a pochi euro. Prendendo a esempio la bolletta energetica, nel servizio di maggior tutela il cliente che paga la bolletta dopo la data di scadenza subisce gli interessi di mora per i giorni di ritardo a un tasso pari a quello di riferimento fissato dalla Banca centrale europea (Bce) aumentato del 3,5%. A oggi, per esempio, il tasso di riferimento è dello 0,25%, il tasso di mora che può essere applicato ai clienti morosi sarà del 3,75% annuo. Nel mercato libero, invece, a chi paga in ritardo il venditore chiede gli interessi di mora e le spese previste dal contratto.
La strada per uscirne è tortuosa, ai limiti della fattibilità. Spiega Luongo: “Il consumatore dovrebbe, ogni volta che riceve una bolletta oltre il termine di scadenza, inoltrare un reclamo a Poste in cui chiede l’attestazione della data di consegna in modo da poter dimostrare di aver realmente ricevuto in ritardo la fattura e che, dunque, il pagamento oltre la scadenza 
fare i conti
non è a lui imputabile. Poste, però, non agevola la produzione di questo documento, senza il quale il consumatore non ha speranze di vedere riconosciute le proprie ragioni: solo una volta che è riuscito a ottenere l’attestazione, infatti, può agire in giudizio oppure denunciare l’accaduto all’Antitrust”.

Gli obblighi dei gestori

Energia e gas
Se si ha un contratto a condizioni regolate dall’Autorità il fornitore deve emettere la bolletta ogni due mesi e deve indicare la data d’emissione e quella di scadenza per il pagamento, che deve essere fissata dopo almeno 20 giorni dalla data d’emissione. Identico il termine per le bollette del gas.
Telefono
L’Agcom prevede che le bollette telefoniche devono essere ricevute con periodicità, di norma, bimestrale oppure con la periodicità prevista nel Contratto e nella Carte dei servizi, dove deve essere inoltre indicato l’anticipo con il quale la fattura è inviata all’abbonato rispetto alla data di scadenza dei pagamenti, che comunque non può essere inferiore a 15 giorni.
I tempi
Se è vero che la data di emissione può non coincidere con il giorno in cui il fornitore trasmette le fatture al vettore postale, è pur vero che in entrambi i casi si tratta, comunque, di un tempo ragionevole per permettere ad una grande azienda come Poste di organizzare la spedizione. Eppure, spesso, questo periodo trascorre invano nonostante Poste fissi come obiettivi di qualità per l’Italia la consegna in 3 giorni lavorativi più quello di spedizione per il 94% degli invii della cosiddetta posta massiva (in questa categoria rientrano tutte le bollette) e la consegna in 5 giorni lavorativi più quello di spedizione per il 98% degli invii.

Cittadinanzattiva: serve la tracciabilità

E se, invece che in ritardo, il consumatore non riceve proprio la bolletta e si trova alle prese con un’unica “mega” fattura, oppure con il distacco dell’utenza? Come può dimostrare di non aver mai ricevuto alcunché?
“È molto difficile farlo perché la posta massiva non è tracciabile come le raccomandate”, 
fumetto uomo bollette
spiega Isabella Mori, direttore PiT Unico e responsabile Telecomunicazioni di Cittadinanzattiva, che sottolinea la necessità che Poste si attivi presto per prevedere dei sistemi in grado di ricostruire il tragitto della fattura, dall’emissione da parte del fornitore allo smistamento da parte di Poste. Nell’ultimo PiT Servizi, il rapporto annuale con cui Cittadinanzattiva fa il punto sulle segnalazioni che giungono ai suoi sportelli di consulenza, il 25% delle lamentele riguardava proprio la consegna della corrispondenza in ritardo e, nonostante dal 1° gennaio 2011 il settore sia stato liberalizzato, Poste resta l’azienda che causa maggiori problemi. Numeri di cui l’associazione chiede sistematicamente conto a Poste: “Ci troviamo spesso di fronte a un rimpallo di responsabilità tra il vettore e il fornitore e, anche quando cerchiamo una soluzione per via conciliativa, l’esito non è sempre a favore del consumatore che si trova costretto a pagare fatture da capogiro aumentate con interessi di mora e altre spese per un disservizio che ha subito”.

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