È sotto accusa la politica tedesca per l’infanzia. I genitori che non mandano i figli all’asilo nido pubblico ricevono dallo Stato 100 euro al mese: questo ha spinto molte famiglie povere o immigrate a rinunciare ad asilo e (spesso) possibilità di impiego per la madre in cambio dei 100 euro sicuri e subito. Che da questo agosto salgono a 150.
Le differenze proseguono tra le famiglie immigrate e quelle di estrazione tedesca: il 25% delle prime ha scelto l’opzione “figli a casa” per incassare i soldi, contro il 13% delle seconde. Eppure – sottolineano i commentatori – sarebbero proprio le famiglie straniere ad aver bisogno degli asili nido per una migliore integrazione dei figli.
Il dibattito è poi proseguito anche su altri fronti più prettamente pedagogici: c’è per esempio chi sostiene – soldi o no – che i primi tre anni di vita un bambino debba passarli a casa vicino a uno dei genitori, nel caso il padre o la madre possano permettersi di non lavorare. E qui l’assegno può aiutare. Ma – ribattono i critici – siccome normalmente è la mamma più che il papà a restare a casa, allora può succedere che qualche madre abbia rinunciato a cercare un lavoro – magari sottopagato, magari ultraprecario – in cambio di 100-150 euro al mese, più la possibilità di stare con il proprio figlio, più i risparmi sulla baby sitter. Così, alla fine, la politica per l’infanzia si sarebbe trasformata in una mossa che non aiuta la promozione della donna nel mondo del lavoro. E tutto questo nonostante in Germania la situazione occupazionale sia decisamente migliore rispetto, per esempio, a quella italiana.
Nessun commento:
Posta un commento
se vuoi lascia un commento