Da Heidi e Anna dai capelli rossi a Peppa Pig e Masha e Orso: come sono cambiati i cartoni animati negli ultimi trent'anni
Chi è cresciuto negli anni Ottanta e negli anni Novanta ha visto come il destino possa accanirsi sui bambini. La desolazione inondava i loro cuori, la tristezza avvolgeva le loro menti, la malinconia mostrava i suoi segni sulle loro guance. Personaggi come Remì, costretto a girovagare per mezza Europa con una scimmietta come amica, o orfani di ogni tipo (pensiamo a Candy o Sara, ma anche ad Anna dai capelli rossi e Heidi), per non parlare di nobili con problemi d’identità alla Lady Oscar, hanno riempito i pomeriggi di più generazioni. In quegli anni c’era spazio per storie lunghe, complesse, con personaggi in continuo movimento, con un passato sempre ingombrante da gestire
Oggi tutto è cambiato: i protagonisti dei cartoni animati vivono in un eterno presente, non mutano nel corso del tempo, partono sempre da situazioni vantaggiose, protetti amorevolmente dalle famiglie, con un sacco di amici, spesso animali, con cui condividere in armonia le loro esperienze quasi sempre positive.
Di questo e molto altro, di come Belle e Sebastien abbiano ceduto il passo a Masha e Orso, ne ha parlato Francesco Mangiapane, semiologo palermitano, apprezzato autore di un brillante saggio su Peppa Pig.
I temi e la struttura dei cartoni animati sono cambiati moltissimo dagli anni Novanta a oggi. Qual è l’aspetto che ha subito più trasformazioni?
I cartoni animati sono abbastanza cambiati: un suggerimento potrebbe essere una questione fondamentale per capire la logica della televisione che è quella del palinsesto. Molti dei cartoni che riscuotono oggi maggior successo su Rai YoYo sono datati, basti pensare ai Barbapapà o a La Pimpa. Questo mostra i limiti del ragionamento per segmentazioni temporali, ponendo, invece, un’altra questione centrale: i cartoni animati sono al plurale. Non esiste un solo genere di cartoni animati ma ce ne sono tantissimi, ognuno con una sua struttura e temi propri. Bisogna pensare ai cartoni animati al plurale come ci invita a fare la stessa parola.
Qualche cambiamento lo notiamo: oggi siamo abituati a personaggi che sono fermi nel tempo, quasi astorici, che vivono in un eterno presente, senza un’evoluzione, fermi sempre nelle stesse situazioni.
Di questo problema già nel 1964 ne scriveva Umberto Eco a proposito di Superman. Superman non si trasforma, si muove sempre all’interno dello stesso scenario, incontra quasi sempre gli stessi cattivi e il lettore dei suoi fumetti sa sempre come andrà a finire… eppure piace! Quindi, anche qui tenderei a riformulare la questione in termini di generi di fiction diversi. Ma sono d’accordissimo sul fatto che le televisioni berlusconiane degli anni Ottanta e Novanta ci avevano abituati a guardare cartoni “a puntate”: Heidi (trasmesso in vero dalla Rai), Rémi, Candy Candy Belle e Sebastien, Dagli Appennini alle Ande ma anche Creamy, Kiss me Licia, Peline, fino al più recente Dragon Ball erano tutti serial.
Cosa è cambiato oggi in tal senso?
Questo universo di cartoni animati è al giorno d’oggi meno presente nella programmazione televisiva e meno centrale nell’immaginario. Se però si allarga lo sguardo anche ad altri ambiti della programmazione televisiva, non si può che constatare quanto il fenomeno degli ultimi anni siano proprio le serie tv, seppur realizzate da attori in carne ed ossa...
Alla luce di ciò, un personaggio come Peppa Pig avrebbe avuto così successo negli Novanta?
Mancava il contenitore. Come dicevo all’inizio la Pimpa come prodotto televisivo viene proprio dagli anni Ottanta e Novanta eppure è diventata centrale innanzitutto grazie alla sua vita di carta, soprattutto a partire dalle strisce pubblicate dal Corriere dei Piccoli. La televisione generalista, fino alla svolta della televisione tematica e del digitale terrestre, non è riuscita a dare forma a un segmento riconoscibile rivolto alla prima infanzia, ragion per cui storicamente è stato quasi impossibile posizionare questo tipo di cartoni animati all’interno di palinsesti la cui struttura semplicemente non li prevedeva.
Qual è il motivo?
L’impatto e la riconoscibilità di questo tipo di cartoni sono stati, così, fortemente limitati proprio dal fatto di essere proposti sempre come “intrusi” in spazi e momenti televisivi diversi, ritagliati ogni volta ad hoc per la singola serie. Non appena si è posta la questione della programmazione tv per la prima infanzia in maniera forte e organica i risultati sono arrivati, infatti oggi è sotto gli occhi di tutti lo straordinario successo di Rai YoYo.
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