venerdì 23 gennaio 2015

PRECINEMA

ESPOSIZIONE DEL PRECINEMA

 Dal 10 novembre al 10 marzo - Cineteca di Bologna

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Un affascinante viaggio alla scoperta dei giochi ottici e dei dispositivi che hanno preceduto e accompagnato la nascita del cinematografo dei fratelli Lumière.
Prenotazione obbligatoria delle visite guidate, sia per le scuole che per gruppi di almeno 15 persone, telefonando al numero 051 2195329 o scrivendo a schermielavagne@cineteca.bologna.it
La visita è gratuita.


Prima del cinema…

…esiste una storia delle macchine della visione molto lunga e articolata, dai confini incerti, in parte ancora da esplorare. A partire dal Cinquecento, gli spettacoli ottici diventano terreno di ricerca per riproduzioni del reale sempre più veritiere, ad uso di un pubblico dallo sguardo sempre più avido, deciso a viaggiare con gli occhi e con la fantasia restando fermo sul posto. Parallelamente, altri dispositivi si sforzano di deformare il visibile, ricostruire mondi completamente inediti in grado di suscitare lo stupore, e talvolta il terrore, di chi guarda. Il Cinematografo Lumière, momento d’avvio di un’avventura su pellicola che ha coinvolto tutto il Novecento, è anche una tappa di un percorso visionario dalle mille diramazioni, partito da lontano e in cerca, ancora oggi, di nuovi sbocchi. La Cineteca di Bologna presenta alcune copie di oggetti pre-cinematografici, costruite dagli allievi dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna.
Brevettato il 5 febbraio del 1895, il Cinematografo dei fratelli Auguste e Louis Lumière è il modello vincente per la riproduzione fotografica dell’immagine in movimento, un sogno che l’umanità ha covato a lungo, e che nella seconda metà dell’Ottocento è stato portato a compimento da un gruppo nutrito di inventori, con apparecchi più o meno perfezionati. La macchina dei Lumière è in grado sia di riprendere le immagini che di proiettarle su un grande schermo; la pellicola, di 24 mm., al bromuro d’argento, scorre con moto intermittente, trainata grazie a una manovella che l’operatore deve aver cura di muovere a velocità costante. La sera del 28 dicembre 1895, i trentacinque spettatori della prima proiezione pubblica si dimostrarono entusiasti: mai si era visto uno spettacolo così realistico e perfetto. Dopo tre settimane, la nuova invenzione aveva già ammaliato duemila persone.

Camera Oscura

Il meccanismo della Camera Oscura era già noto agli Arabi nel IV secolo: la luce, passando attraverso un foro praticato su una parete o un soffitto, è in grado di riprodurre l’immagine capovolta di un soggetto posto di fronte alla camera. Leonardo da Vinci la descrive nel Codice Atlantico come una piccola scatola buia, il cui funzionamento viene paragonato a quello dell’occhio: metafora della visione che riappare con insistenza, quando ci si chiede che cos’è il cinema. Nel Cinquecento, Giovan Battista della Porta applica una lente al foro della scatola. Nel secolo successivo, viene aggiunto uno specchio riflettente posizionato a 45°, introducendo i primi modelli «reflex». Gli impieghi dello strumento, a partire dal Seicento, sono numerosi, e comprendono ricerca scientifica, pratica artistica, spettacolo. Nella nostra esposizione, trova posto la riproduzione di un modello a portantina.

Magia Catottrica

Fin dal XVII secolo, tutti gli studiosi della disciplina ottica attribuivano grande importanza alla riflessione della luce sulle superfici speculari. Gli specchi diventano presto il mezzo per produrre “mirabili visioni”, magie e spettacoli che danno corpo a un regno di illusioni e apparenze per gli occhi dello spettatore. Combinando accortamente più specchi, si potevano costruire sconcertanti effetti di moltiplicazione (un gatto, riflettendosi all’infinito, diventava una massa di felini miagolanti), o dar vita a scenografie degne dei teatri barocchi. La metamorfosi della figura umana è uno dei temi conduttori di queste ricerche: posto di fronte a superfici concave o convesse, il corpo diventa irriconoscibile, mostruoso, fantasmatico. Il tedesco Kircher, nella metà del Seicento, riusciva a creare sconcerto attraverso giochi di specchi dagli effetti allucinatori: chi si guardava riflesso, poteva improvvisamente scoprirsi con un orribile testa d’orso, di capra o di bue. Nella nostra esposizione sarà possibile osservare i propri doppi deformati in specchi piramidali, conici e cilindrici.

Mondo Niovo

Il Mondo Niovo, detto anche pantoscopio, è un apparecchio ottico per spettacoli popolari, utilizzato a partire dal XVIII secolo: “industriosa macchinetta”, come l’ha chiamata Goldoni in un poemetto del 1760. All’interno di una scatola di legno, attraverso apposite lenti, è possibile osservare vedute a stampa poste in sequenza, animate da sapienti effetti luminosi che permettono passaggi dal giorno alla notte, cambi di stagione, apparizioni fulminee... I Mondi Niovi si diffondono rapidamente, dal 1730, nelle piazze di tutta Europa, proponendo un ricco repertorio di scenari urbani, stralci di vita quotidiana, eventi memorabili quali un’ascensione in mongolfiera o una regata. Comincia un viaggio fantastico, in luoghi e tempi remoti, che troverà nel cinema un approdo duraturo. La nostra esposizione ospita la riproduzione di un modello del XVIII secolo.

Diorama

Tra i vari spettacoli ottici che si susseguono nel Settecento e nell’Ottocento, il diorama spicca per dimensioni e, conseguentemente, capacità di coinvolgere lo spettatore in mondi tridimensionali fittizi. La scena è costituita da enormi tele poste in successione ad intervalli regolari, ritagliate in modo tale da ricreare, grazie alla combinazione delle diverse figure allineate, un paesaggio tridimensionale di sicura suggestione. Attraverso una serie di complicati ed ingegnosi meccanismi, i quadri erano animati da luci di varia intensità, colore e provenienza, in modo da simulare albe e tramonti, temporali, cambi di stagione. Nella nostra esposizione sono esposti cinque scenari.

Scatola Ottica

Le scatole ottiche perfezionano le visioni spettacolari già suscitate dal Mondo Niovo. Sono teatrini portatili di vario formato, spesso finemente decorati e costruiti in legno pregiato, che talvolta assumevano forme curiose (di orologi a pendolo, torri ecc.) in accordo con il gusto tipicamente settecentesco per il bizzarro. Attraverso apposite lenti, si aprono alla vista situazioni e panorami variegatissimi, in grado di sfruttare la luce naturale e artificiale per cambi repentini di scenari. Sono piccoli gioielli che si riallacciano alla tradizione scenografica barocca e riproducono danze, partite di caccia, episodi religiosi, giochi, maschere, cineserie, allegorie delle stagioni, la Commedia dell’Arte… La Camera Prospettica di Van Hogstratten, ricostruita per il museo, permette di osservare una versione tridimensionale dei soggetti rappresentati, dipinti all’interno secondo precisi effetti prospettici.

Anamorfosi

Già sperimentata da Leonardo, l’anamorfosi trova il suo punto di massima fioritura nell’epoca barocca, per rispondere ai problemi legati alla decorazione di grandi superfici curve e alla scenografia teatrale. È un dispositivo che permette di produrre scene e figure con prospettive deformate, laddove la Camera Oscura si proponeva di restituire il reale secondo modelli realistici: immagini dapprima irriconoscibili assumono le corrette proporzioni solo se riflesse da uno specchio cilindrico o conico. La sua diffusione come gioco e divertente artefatto tecnico è molto ampia. All’interno della nostra esposizione viene presentato un modello cilindrico, dipinto a mano, con sviluppo a pavimento dell’immagine riflessa.

Lanterna Magica

La lanterna magica fu a lungo lo strumento dominante per la proiezione di immagini ad uso di un pubblico riunito in uno stesso spazio: un fascio di luce, passando attraverso un obiettivo, permette che si depositi sulla parete una figura dipinta su un vetro con colori trasludici. Descritto per la prima volta nel 1671, il dispositivo si diffonde nel Settecento grazie a uno squadrone di lanternisti ambulanti. Il successo dello strumento si rafforza nel secolo successivo, con spettacoli molto complessi in sedi fisse e impieghi in ambito domestico. I modelli, sempre più perfezionati, ottengono sofisticati effetti di animazione e dissolvenza, arricchendosi di giochi cromatici e suggestioni atmosferiche. I soggetti rappresentati sui vetrini, spesso piccoli capolavori di pittura miniaturizzata, ricoprono aree multiformi: descrizione scientifica, insegnamento religioso, spettacolo fine a se stesso, scene piccanti o giocose…

Taumatropio - Zootropio

Se si fa roteare un tizzone ardente al buio, esso sarà percepito come un cerchio infuocato continuo: è il fenomeno della persistenza retinica, lo stesso che permette ai fotogrammi separati di un film di riprodurre un movimento continuo, a patto che scorrano velocemente uno di seguito all’altro. Seguendo questo principio, il XIX secolo ha elaborato una serie di macchine, spesso eminentemente ludiche, in grado di fondere figure separate in un'unica immagine. In una delle più semplici, il taumatropio, è possibile, ad esempio, disegnare una gabbia sul lato di un disco e un uccello sul lato opposto: facendo ruotare rapidamente il disco sul proprio asse, l’uccello apparirà rinchiuso tra le sbarre. Lo zootropio dà vita ad animazioni più elaborate: si tratta di un cilindro aperto la cui parete, intervallata da fessure, consente di osservare all’interno una banda di cartone con una successione di immagini disegnate. Quando il cilindro ruota sul suo perno centrale, possiamo osservare uomini che fanno i giocolieri con la propria testa, demoni che escono da una botola, treni che sbuffano in una stazione...

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