Esatto, le avrete viste centinaia di volte. Sono diffusissime in rete, se avete un profilo Facebook poi le conoscete di sicuro. Quello di cui probabilmente non siete a conoscenza invece è che il fumettista che le ha create è italiano, si chiama Davide Berardi (in arte Daw) e il mese scorso è stato nostro ospite al centro giovanile di Monterenzio e nella sede della nostra associazione in Piazza dei Colori a Bologna.
Perché abbiamo invitato proprio Daw, tra tutti i fumettisti che ci sono in Italia?
- innanzitutto perché avere Daw che ci disegna dal vivo le sue vignette originali sulle pareti del centro giovanile contribuisce a renderci il centro giovanile più fico dell'universo
- perché incontrare Daw è stato un pretesto per avvicinare i miei ragazzi ai suoi fumetti, nei quali si riesce a sorridere di tutte le piccole e grandi paure che tutti noi abbiamo, o abbiamo avuto: paura del fallimento, di non piacere abbastanza, paura del bullo della scuola, paura di apparire insignificanti all'innamorata del cuor, paura di rivelare al mondo che abbiamo una famiglia tutta matta, paura che il barbiere ci rovini i capelli con un taglio da incubo (se vi ho incuriosito, andate in edicola e chiedete tutti i volumi arretrati di "A Come Ignoranza", il fumetto bimestrale di Daw pubblicato da Panini Comics)
- perché vedere Troppolino e Sorsetto (due dei personaggi più spassosi di Daw) disegnati sulle pareti del nostro Centro Giovanile riesce a farci ridere sotto i baffi anche nella giornata più triste: pure quando la morosa c'ha lasciato, pure quando abbiamo preso 3 nel compito in classe di geometria
- perché incontrare un vero fumettista (che oltre ad essere un artista incredibile è una persona squisita, anche se non vuole che si sappia in giro) ha incuriosito i nostri ragazzi al punto da far avvicinare alla lettura anche gli irriducibili, che si sono sciroppati in un solo sorso tutte le 64 pagine di "A Come Ignoranza"
- perché questo laboratorio di fumetto ha fatto scoprire ai nostri ragazzi il potere terapeutico del disegno ("Annabella, sai che adesso quando sono nervoso mi metto a disegnare e mi sento subito più calmo?")
- perché nelle spassosissime storie a fumetti disegnate da Daw c'è un messaggio sottile e preziosissimo, di cui probabilmente non è pienamente consapevole nemmeno l'autore. Questo messaggio è sintetizzabile in una frase che ho trovato in uno dei libri che più amo di Stefano Benni, Achille Piè Veloce, dove si legge: "Ridere dei piccoli dolori è sollievo dei deboli. Ridere sull'abisso è proprio degli eroi". Ecco, avvicinare i ragazzi della mia associazione al lavoro del mio fumettista preferito era un modo per dire che ognuno di loro, ognuno a suo modo, per me è un eroe. Magari non un supereroe dei fumetti, ma comunque un eroe. In carne e ossa e punti neri, problemi di cuore e altre tipiche magagne della pubertà.
Annabella Losco
educatrice Centro Giovanile di Monterenzio e progetto piazzadeicolori21
- innanzitutto perché avere Daw che ci disegna dal vivo le sue vignette originali sulle pareti del centro giovanile contribuisce a renderci il centro giovanile più fico dell'universo
- perché incontrare Daw è stato un pretesto per avvicinare i miei ragazzi ai suoi fumetti, nei quali si riesce a sorridere di tutte le piccole e grandi paure che tutti noi abbiamo, o abbiamo avuto: paura del fallimento, di non piacere abbastanza, paura del bullo della scuola, paura di apparire insignificanti all'innamorata del cuor, paura di rivelare al mondo che abbiamo una famiglia tutta matta, paura che il barbiere ci rovini i capelli con un taglio da incubo (se vi ho incuriosito, andate in edicola e chiedete tutti i volumi arretrati di "A Come Ignoranza", il fumetto bimestrale di Daw pubblicato da Panini Comics)
- perché vedere Troppolino e Sorsetto (due dei personaggi più spassosi di Daw) disegnati sulle pareti del nostro Centro Giovanile riesce a farci ridere sotto i baffi anche nella giornata più triste: pure quando la morosa c'ha lasciato, pure quando abbiamo preso 3 nel compito in classe di geometria
- perché incontrare un vero fumettista (che oltre ad essere un artista incredibile è una persona squisita, anche se non vuole che si sappia in giro) ha incuriosito i nostri ragazzi al punto da far avvicinare alla lettura anche gli irriducibili, che si sono sciroppati in un solo sorso tutte le 64 pagine di "A Come Ignoranza"
- perché questo laboratorio di fumetto ha fatto scoprire ai nostri ragazzi il potere terapeutico del disegno ("Annabella, sai che adesso quando sono nervoso mi metto a disegnare e mi sento subito più calmo?")
- perché nelle spassosissime storie a fumetti disegnate da Daw c'è un messaggio sottile e preziosissimo, di cui probabilmente non è pienamente consapevole nemmeno l'autore. Questo messaggio è sintetizzabile in una frase che ho trovato in uno dei libri che più amo di Stefano Benni, Achille Piè Veloce, dove si legge: "Ridere dei piccoli dolori è sollievo dei deboli. Ridere sull'abisso è proprio degli eroi". Ecco, avvicinare i ragazzi della mia associazione al lavoro del mio fumettista preferito era un modo per dire che ognuno di loro, ognuno a suo modo, per me è un eroe. Magari non un supereroe dei fumetti, ma comunque un eroe. In carne e ossa e punti neri, problemi di cuore e altre tipiche magagne della pubertà.
Annabella Losco
educatrice Centro Giovanile di Monterenzio e progetto piazzadeicolori21
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