mercoledì 5 agosto 2015

I diritti dei bambini

C'è ancora molto da fare in Italia, è quanto emerge dall'8° Rapporto della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia

Il Gruppo CRC, costituito da 90 associazioni tra cui AI.BI, CISMAI, Save the Children Italia, ha pubblicato l’ottavo Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, volto a verificare l’attuazione, nel nostro Paese, della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza e dei suoi Protocolli Opzionali. Il documento mette in luce la necessità di porre al centro dell’agenda politica e della programmazione i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Dal rapporto emerge la mancanza di una regia in grado di coordinare e sistematizzare i diversi interventi per le politiche per l’infanzia e l’adolescenza in Italia, ma soprattutto viene evidenziata la necessità di ripensare un sistema organico di politiche, con una visione di lungo periodo che vada oltre gli interventi di carattere emergenziale, e che sia supportato da adeguate azioni e risorse.

L’ottavo rapporto del Gruppo CRC contiene un approfondimento specifico su bambini nella fascia di età 0/6, per mantenere alta l’attenzione sulla qualità di vita dei bambini nei primi anni, e sulle conseguenze derivanti dalla negazione dei loro diritti. Infatti nei primi mesi e anni di vita si pongono le basi per lo sviluppo delle capacità cognitive, dell’intelligenza emotiva, delle competenze sociali, della personalità, della relazione se stessi e con il mondo. Talvolta però accade che le cure, la nutrizione, l’ambiente fisico non siano adeguati a garantire il corretto sviluppo cognitivo, emotivo e sociale del bambino, diventando fattori di rischio che possono portare ad esiti negativi sul suo sviluppo globale. I principali fattori di rischio, individuati nel rapporto sono: malattie congenite e condizioni dovute a un decorso problematico della gravidanza o del parto; alimentazione carente sotto il profilo quantitativo e qualitativo; cure genitoriali inadeguate; violenza domestica; discriminazione ed esclusione sociale; inquinamento ambientale; assenza di opportunità di relazioni affettive e sociali positive e di apprendimento.

Il rapporto indica alcune stime approssimative della prevalenza di alcuni fattori di rischio in Italia:
1 bambino su 50 soffre di una condizione, congenita o acquisita durante la gravidanza e il parto, che comporta una disabilità significativa all’età dell’ingresso nella scuola primaria;
1 su 30 sviluppa difficoltà specifiche di apprendimento;
1 su 500, non potendo godere di cure parentali, vive in strutture di accoglienza;
1 su 20 è vittima di violenza domestica assistita e 1 su 100 di maltrattamento diretto;
1 su 7 nasce e cresce in una famiglia in condizioni di povertà assoluta;
1 su 20 vive in aree ad alto rischio di inquinamento ambientale, con conseguente aumento dei rischi di mortalità;
4 su 10 non sono allattati al seno per almeno sei mesi, e solo 1 su 14 viene allattato inmaniera esclusiva, come raccomandato dall’OMS e dal Ministero della Salute;
1 su 8 nasce in strutture non adeguatamente attrezzate per offrire cure perinatali di qualità;
più di 8 bambini su 10 non possono usufruire di servizi socio-educativi nei primi tre anni di vita e 1 su 10 nell’età compresa fra tre e cinque anni.

Emergono carenze nei servizi sanitari e socio educativi in molte aree del Paese; mancanza di programmi di informazione e supporto per i genitori; sottovalutazione delle potenzialità e dei bisogni dei bambini nei primi anni di vita.

Il rapporto rivela inoltre che le diseguaglianze presenti in Italia tra i diversi strati sociali, tra le Regioni del Centro-Nord e del Sud, tra cittadini e non, sono in buona parte determinate nei primi anni di vita:
la mortalità infantile nel 2013 è stata in media del 3,3 per mille nati tra i residenti, ma tra gli italiani è del 2,9 e tra gli stranieri del 4,31; tra i nati in Campania è del 4,1 e tra i nati in Sicilia del 4,9;
la povertà assoluta è aumentata tra il 2012 e il 2013 di 1,1 punti percentuali, passando dal 6,8% al 7,9% (soprattutto per effetto dell’aumento nel Sud, passato dal 9,8%al 12,6%).

L’Italia si situa in penultima posizione tra i Paesi europei per le risorse dedicate alle famiglie sul totale della spesa sociale, con uno stanziamento pari al 4,8%, nel quale, oltre al sostegno al reddito per maternità e paternità, sono compresi anche i fondi destinati ai servizi educativi per i bambini da zero a tre anni e le strutture e l’assistenza domiciliare per le famiglie con minori.

Stando ai dati del rapporto dell’OCSE 2013, l’Italia spende circa 2,01% del PIL per le famiglie con bambini, mentre la media dei Paesi OCSE si attesta sul 2,55%. Solo per quanto riguarda la scuola dell'infanzia l’investimento italiano è omogeneo a quello europeo. Il Rapporto mette in luce come il Governo e buona parte delle Amministrazioni Regionali e Comunali non investano in modo appropriato nei primi anni di vita per dare attuazione al diritto fondamentale a nascere e crescere nel miglior modo possibile.

Il gruppo CRC nell’ottavo Rapporto non si limita ad analizzare la condizione dell’Infanzia e Adolescenza in Italia ma propone al Governo e in particolare al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di dedicare, nell’ambito del prossimo Piano Nazionale Infanzia, una speciale attenzione ai primi anni di vita del bambino, attraverso l’attivazione di azioni volte a:
ridurre la povertà, in particolare delle famiglie con bambini;
incrementare l’accesso ai servizi socioeducatividi qualità fin dal primo anno di vita, in particolare nelle zone più disagiate, e garantire un presa in carico precoce e continuativa dei bambini con disabilità;
porre in atto interventi finalizzati al supporto delle competenze genitoriali, sia promuovendo una concezione dei servizi come reti integrate di supporto alle famiglie, sia con programmi dedicati e a raggiungere tutte le famiglie.

Il Rapporto, molto articolato e dettagliato, si snoda su sette capitoli con tematiche che spaziano dalla salute, alla tutela, all’educazione, ai diritti civili dei minori per cercare di analizzare in modo completo ed esaustivo la condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia con un approccio propositivo.

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