“L’aspetto essenziale della creatività è di non preoccuparsi di fare errori”, diceva Edwin H. Land. Possiamo essere d’accordo. Ma quante volte applichiamo davvero questo principio con i nostri alunni? Di Enza de Rosa, insegnante.
L'insegnante, Roberto e i puntini rossi
Quante volte ripetiamo ai nostri alunni “Forza, provateci almeno..., non abbiate paura di fare errori...”? Il principio naturalmente è buono, e naturalmente ogni volta che pronunciamo frasi simili crediamo profondamente in quel che stiamo dicendo. Ma in che modo il nostro convincimento sirispecchia nella pratica didattica quotidiana?
Notizie poco confortanti al proposito, ma anche la voglia di fare meglio, mi sono state suggerite da un alunno di quarta, Roberto, che una mattina ha trovato il coraggio di dirmi: “Maestra mi dici sempre che non devo preoccuparmi di fare errori... che sbagliando si impara..., ma poi mi metti sempre puntini rossi sotto gli errori!”.
La paura di sbagliare spesso frena, blocca, in certe circostanze “paralizza” l'alunno, che diventa incapace di intervenire in una discussione, formulare anche semplici ipotesi, trovare soluzioni diverse o alternative.
Talvolta, di fronte ad un quesito o una domanda posta dall'insegnante, l'allievo ripete le stesse parole che l'insegnante stesso ha detto pochi minuti prima. Nel peggiore dei casi, se non è sicuro di poter dare la risposta che ci si aspetta da lui, preferisce tacere.
I bambini molto piccoli in genere non hanno paura di sbagliare, si “buttano” nelle cose, sperimentano, provano, inventano soluzioni. Perché crescendo si perde questa capacità e più si diventa adulti più si ha il “terrore” di commettere errori?
Sbagliare=perdere?
Nella nostra cultura l'errore si associa spesso all’idea di “sconfitta”, e la sconfitta è qualcosa da evitare ad ogni costo. Accade spesso che, preoccupati di poter sbagliare e, di conseguenza di essere giudicati negativamente, freniamo il fluire dei nostri pensieri e, inevitabilmente, delle nostre azioni.
Eppure quante volte abbiamo sperimentato che proprio l'errore commesso è diventato in alcuni casi una risorsa che ci ha permesso poi di raggiungere traguardi inaspettati? E non è vero che le più grandi scoperte dell'uomo sono avvenute grazie a persone ricche di curiosità, dotate di spirito di iniziativa e coraggio nell'affrontare i rischi, nel mettere a frutto l’insegnamento dei propri errori?
Alla ricerca del tesoro
Roberto non ha solo smascherato i miei puntini rossi... Qualche tempo dopo avermi fatto notare che tra il mio dire e il mio fare c’era tanto mare in mezzo, ha partecipato a un laboratorio di Mind Lab. Si è appassionato soprattutto al gioco dell’Isola del tesoro: si è lasciato andare nella ricerca di soluzioni creative utili nel trovare la strada necessaria per permettere al pirata di arrivare al tesoro. In questo caso io non ho messo puntini rossi, e lui non ha avuto alcuna paura di provare, sbagliare e riprovare, di ipotizzare o immaginare possibili percorsi. In qualche modo sempre è riuscito a risolvere la situazione problematica e a progredire nel percorso.
Cercava di utilizzare il “metodo per tentativi”, uno dei modelli di pensiero metacognitivi proposti dal progetto Mind Lab che si pone appunto l'obiettivo di creare nello studente un'apertura mentale al “provare”, al “tentare” utilizzando creatività e immaginazione e allo stesso tempo cautela e responsabilità.
Imparare dall'errore
Giocando Roberto si è divertito, si è sentito gratificato e desideroso di proseguire nel percorso. Sperimentando l'errore, ma soprattutto riflettendo su di esso, ha potuto imparare dalla propria esperienza. Ha visto concretamente in che modo l’errore si poteva trasformare in “risorsa” , permettendogli di capire che cosa non fare e come fare diversamente. Perché l'errore diventa una risorsa quando si è capaci di rifletterci sopra, e di imparare dall’errore medesimo.
L'importanza del gioco
La scuola riceve dalla società il mandato di formare persone creative, dotate di spirito critico e di capacità investigative: sviluppare una mente creativa comporta il “non aver paura di sbagliare” e allo stesso tempo “non commettere ripetutamente lo stesso errore”. Come docenti abbiamo il compito non solo di cogliere ma anche di creare opportunità, occasioni, esperienze dove lo studente ha la possibilità di “riflettere sull'errore per imparare dall'errore”.
Il gioco, guidato e strutturato, genera entusiasmo e motivazione, è divertente e accattivante. In questo contesto l'errore assume un aspetto emozionale completamente diverso: si creano le condizioni più favorevoli per poter riflettere serenamente sull'errore commesso e imparare dall'esperienza.
Semaforo verde!
Roberto alla fine del laboratorio è tornato a parlare con me. “Ma allora quando faccio un errore vuol dire che sono vicino alla soluzione?”, mi chiede. E aggiunge “... come nell'Isola del Tesoro? A pensarci bene anche quando facciamo un esperimento di scienze talvolta succede che dobbiamo rifarlo perché non ha funzionato e spesso la seconda volta... funziona”. Sono felice di questa considerazione. Lui prosegue il ragionamento da solo: “Ho capito che non devo arrendermi quando sbaglio un compito, ma riprovare in un altro modo, cambiando strada come il pirata nell'Isola del Tesoro... Se le cose stanno così, mi piacerebbe però che tu maestra non mi mettessi più segni rossi sotto gli errori... magari potresti usare il colore verde... come nel semaforo il verde che dice VAI AVANTI!!!!!!”.
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