mercoledì 10 giugno 2015

PICCOLE RIFLESSIONI

Non si accompagnano i figli ai colloqui


Posso dirvi che capita più spesso di quanto immaginiate: genitori che accompagnano i figli ai colloqui di lavoro, e vorrebbero anche assistere, partecipare, parlare per i propri figli.

Così come quelli che accompagnano i figli agli esami all’Università, o, peggio, vanno a fare le code in segreteria, li iscrivono agli esami, vanno ai colloqui con i professori al posto loro:
non si accompagnano i figli ai colloqui di lavoro
non si iscrivono all’università o agli esami
non si fa la coda per loro per pagare le tasse
non si fa lo sciopero per procura

La migliore l’ho sentita direttamente in TV: una madre che scioperava con i forconi, l’anno scorso.
– E perché sciopera, signora?
– Sciopero per mio figlio!
– E dov’è suo figlio?
– E’ a casa, poveretto! Non ha lavoro, non studia. Io vengo qui al posto suo!

Lo sciopero per procura, ma anche l’autonomia per procura. Figli incapaci di cavarsela da soli, di vivere da soli, di lavorare da soli. Inutile dire che in Italia la media per età di ragazzi che vivono ancora a casa con i genitori è imbarazzante, tanto da non poterli più chiamare ragazzi, visto che possono restarci anche fino ai 35 anni di età.

Alcuni lo giustificano con il fatto che molti ragazzi sono precari o addirittura inoccupati: la media italiana di ‘giovani’ che non lavorano e non studiano, è preoccupante e imbarazzante.

Io però dico che non ci sono ugualmente scuse: se i ragazzi non possono andare a vivere da soli, possono vivere con altri coetanei. E se non possono abitare con i coetanei, almeno potrebbero farsi la coda all’università, andare ai colloqui di lavoro senza la mamma, prenotare gli esami senza papà. Epotrebbero rendersi utili a casa, per esempio pulendo, cucinando, facendo il bucato.Potrebbero studiare su Internet: imparare le lingue, imparare a programmare.

Immaginatevi la scena: noi che apriamo la porta a questo ragazzo di 24 anni.
Lui entra accompagnato dal padre, il quale si presenta, ci stringe la mano:
– Posso entrare anche io?
– No. 
E chiudiamo la porta.
Perché siamo qui per un colloquio di lavoro, non per offrire consulenza allo sportello familiare.
Potrebbe essere la paura dell’ignoto, di incontrare brutta gente. Vero. Allora dopo essersi accertati che tutto vada bene, si resta fuori. Ad aspettare.

La verità è che cresciamo i figli come rimbecilliti. Facciamo tutto al posto loro, fino agli estremi.Non gli chiediamo mai niente di più, li giustifichiamo già all’asilo quando combinano guai, diciamo a tutti che la scuola non li capisce. I nostri figli sono geni incompresi. Il mondo intero non li capisce. Il loro capo non li sa apprezzare.
Non trovano lavoro perché sono troppo bravi, i colleghi li invidiano. Sono brutte persone. Li sfruttano.

Vogliamo dirci un’età in cui i nostri figli diventano adulti?
Quando ci fermeremo? 
Quando smetteremo di respirare per conto loro?

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