Vi giriamo un articolo interessante che riguarda molti di noi
Un po' di gelosia è normale, ma attenzione al modo in cui vi rivolgete all'insegnante di vostro figlio, potreste mettere a rischio il rapporto che il bambino stesso instaura con lei e provocare una crisi di fiducia. I consigli della psicoterapeuta per gestire al meglio ogni dialogo, e le frasi da evitare, sempre e in qualsiasi situazione
DI VERONICA MAZZA
È il tuo alter ego quando il tuo bambino va a scuola, che lo sostiene e lo aiuta nel suo percorso formativo. Il rapporto che instauri con la maestra di tuo figlio influirà moltissimo nella sua educazione, ecco perché è fondamentale stabilire un rapporto di fiducia.
"La relazione che si crea dovrebbe assomigliare ad un "passaggio" nell'affidamento del figlio, che in questo modo imparerebbe a vedere la maestra come il suo punto di riferimento nell'ambiente scolastico. Se da parte dei genitori c'è stima, anche il bimbo riconoscerà il suo ruolo autorevole." spiega Nicoletta Suppa, psicoterapeuta e sessuologa. Ma non sempre comunicare con l'insegnante è facile, perché alcune volte si rischia di usare parole non giuste, dando adito a fraintendimenti e malumori.
La base per dar vita a un dialogo costruttivo è non porsi su un piano superiore rispetto alla maestra. "A volte molte madri lo fanno consapevolmente, convinte di conoscere meglio di ogni altro il proprio figlio. Vero, ma andrebbe ricordato loro che ogni mamma conosce il proprio bambino appunto nel ruolo di figlio, non di alunno. Il rapporto quindi può essere differente. È importante porsi in modo paritario con l'insegnante, cooperando con lei nel processo educativo, provando - e riuscendo per quanto possibile - di mantenere ruoli diversi" afferma l'esperta. Inoltre, è fondamentale che il genitore rispetti le sue dinamiche d'insegnamento senza criticarla davanti al figlio. Se c'è qualcosa che non condivide, dovrebbe parlarne direttamente con lei. "Attenzione però a non confondere i due ruoli: se quello di madre, ad esempio, è impostato su una determinata modalità educativa, quello della maestra non dovrà necessariamente ricalcare lo stesso approccio. Anzi, per il bambino è più formativo confrontarsi con stili adulti tra loro diversi" dice Suppa.
Collaborare in armonia
Per farla entrare in confidenza con il bambino, può essere d'aiuto parlare con lei della personalità del bambino e delle sue eventuali difficoltà emerse a casa, come ad esempio il suo timore per la scuola o per la stessa insegnante. "Raccontare alla maestra quali sono i modi di reagire di tuo figlio nei momenti in cui si sente in difficoltà, può aiutarla a 'leggerè i suoi segnali non verbali, senza fraintendere. È un modo per indirizzarla a capire il problema e a non sottovalutarlo, a sostenere il bimbo nell'inserimento in classe in maniera più serena". Attenzione però a non intervenire in maniera continua: una volta passato alla maestra il compito di comprendere eventuali problematiche o le caratteristiche caratteriali e comportamentali del bambino, bisogna lasciarle spazio, libera di relazionarsi nel modo migliore con il suo allievo.
Per evitare di incrinare il rapporto con la maestra, ecco le frasi che è meglio non dirle, suggerite da Suppa.
1. Sono in ansia quando lo lascio a scuola
Questo fa intendere che non hai fiducia in lei, che non le stai affidando il bambino fino in fondo. La maestra potrebbe interpretare una frase come questa in modo molto svilente. Se la madre si mostra eccessivamente ansiosa, il bambino potrebbe assorbire questo stato d'animo, sentirsi fuori luogo a scuola ed avere difficoltà a fidarsi a sua volta della maestra. E ciò potrebbe renderle il lavoro di molto difficoltoso.
2. Mio figlio non viene volentieri
È un'affermazione che sottintende una responsabilità dell'insegnante, perché sembra voler dire "è colpa tua". Questa frase potrebbe essere sostituita da "secondo lei mio figlio si trova bene, o ha qualche difficoltà?" per lasciare aperta la possibilità di confronto.
Una dichiarazione di guerra. Una frase del genere svaluta lei e il suo ruolo, pone la madre su un piedistallo da cui la maestra viene guardata dall'alto in basso. I due ruoli, invece, sono differenti e ben scissi. Non è quindi il caso di darle direttive su come deve lavorare. Se qualcosa non va, bisognerebbe piuttosto cercare di rintracciare origini e motivi del problema, incontrarsi su un terreno di confronto e non di scontro.
4. Penso ci sia disparità di trattamento tra mio figlio e gli altri alunni
È una frase con una sfumatura paranoica, da evitare perché fa sentire la maestra controllata. Non esiste una frase sostituiva, questo atteggiamento non fa bene a nessuno perché crea un clima teso. Esprime un atteggiamento intrusivo, un non-rispetto dei confini tra o ruoli. La maestra potrebbe sentirsi giudicata nel suo mestiere e quindi infastidita. Questo è l'atteggiamento più sbagliato, da evitare assolutamente se si desidera che il proprio figlio si senta in sintonia con il gruppo-classe. Potrebbe rischiare di isolarsi, condizionato dall'atteggiamento materno.
È un giudizio critico, che detto così chiude il discorso senza lasciare possibilità di controbbattere, e che costringe la maestra a mettersi sulla difensiva. Meglio dire: "mio figlio ha difficoltà a finire tutti i compiti", cercando di capire insieme a lei il perché, quale sia il suo problema.
6. Quel voto non mi sembra sia giusto!
Questa affermazione implica un desiderio implicito di sostituirsi alla maestra nella valutazione scolastica del bambino. Il concetto si può riformulare in una domanda che esprima cooperazione, che faccia sottintendere che il bambino ha volontà di migliorare e che la mamma è pronta da sostenerlo. Ad esempio, si potrebbe dire: "c'è un modo in cui posso aiutare/seguire mio figlio per recuperare?". In questo modo si rende evidente alla maestra la delusione del bambino, non in termini polemici ma motivazionali.
Frasi simili danno a intendere che si dà più importanza all'attività sportiva che alla scuola. Potrebbe indispettire la maestra, oltre a dare un'idea sbagliata sull'importanza dei vari impegni al bambino. Certo, qualche volta può accadere, ma non va usata come scusa né di abitudine.
Una frase simile sminuisce il lavoro dell'insegnante, perché l'accusa di non essere capace di insegnare nel modo corretto. La noia potrebbe essere vista dalla maestra in senso autocritico: come se le sue lezioni non fossero abbastanza interessanti o condotte male. La noia dà responsabilità all'altro. È importante, invece, mantenere aperto il discorso, riportandolo sul bambino, mantenendo il ruolo attivo della maestra. Si potrebbe per esempio dire: "mio figlio dice che ha problemi a mantenere l'attenzione, potrebbe aiutarlo a trovare il modo di concentrarsi?" lasciando aperto il confronto con l'insegnante.
9. Dovrebbe cambiare posto a mio figlio perché non va d'accordo con il compagno di banco
Non intromettersi mai nelle dinamiche della classe, a meno che non si sospettino cose gravi. Un'antipatia va gestita autonomamente dal bambino, ed è compito della maestra valutare l'equilibrio del gruppo. Si potrebbe in questo caso consigliare al bambino stesso di parlarne con la maestra. Se il piccolo frequenta le elementari vale lo stesso discorso, in termini più semplici. Oppure si potrebbe informala che questo disagio esiste, senza suggerirle come risolvere la situazione, ovvero spostarlo di banco, ma chiedendole di approfondirne le ragioni. In questo caso si porta alla luce il problema, ma si lascia a lei il compito di trovare il modo migliore per risolverlo.
10. Il prossimo anno cambieremo scuola
Questo è un annuncio di guerra, da evitare perché va a incrinare il rapporto con la maestra, creando un'atmosfera tesa e controproducente per il bambino. Anche se si sta valutando questa opzione, non è il caso di esprimerlo platealmente. Meglio cercare un confronto con la maestra, per capire se il rapporto si possa riparare prima di prendere decisioni drastiche.
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