Le 4 R: riduzione, recupero, riuso, riciclo
In Italia vengono prodotti 32,5 milioni di rifiuti, ogni abitante ne produce 541 Kg all’anno. Sebbene i dati sulla raccolta differenziata siano in costate crescita, la discarica si conferma la forma più diffusa di smaltimento. Il 40% dei rifiuti è costituito da imballaggi (acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro), il cui recupero nel 2009 ha raggiunto 8 milioni di tonnellate (su oltre 10 milioni di tonnellate immesse al consumo), pari al73,9%. Più 5,25% rispetto all’anno precedente (fonti: Ispra e Conai).
Purtroppo ancora molto rimane da fare, ad esempio nella riduzione e nel riuso.
Alcuni Comuni hanno aperto le cosiddette ‘rifiuterie’. Come la rifiuteria “Cose… in comune” del Comune di Colle Val d’Elsa o quella del Comune di Sesto Fiorentino che dal 1997 permette ai cittadini di ottenere in cambio di rifiuti differenziati oggetti a piacere a parità di peso.
Tappi, bottiglie, scatolette, camere d’aria, tubi, tapparelle, lampadine e… gli scarti possono anche trasformarsi in arte e artigianato. Alla gestione dei rifiuti e alla trashart la Delegazione Cesvot di Prato, in collaborazione con il Centro per l’arte contemperonea “L. Pecci”, ha dedicato un convegno, una mostra ed una serie di laboratori nelle scuole dal titolo “Rifiuti ad arte: le pratiche sostenibili”.
Con il cosiddetto trashware, invece, è possibile riciclare le parti ‘solide’ (hardware) dei computer. Ad Empoli è attivo Golem, uno dei primi gruppi di trashware in Italia, che smonta e rimonta computer dismessi da privati ed aziende e quindi li dona ad associazioni e scuole.
Gli oggetti usati si possono anche barattare in piazza e online:
E’ un modo nuovo ed insieme antico di incontrarsi, di scambiarsi idee, oggetti e sorrisi, lontano dalle logiche del consumo e dello spreco. Un aiuto concreto all’ambiente ed ai cittadini.
Da Vikypedia:
Da Vikypedia:
Il riuso va inteso come un'alternativa al concetto dell' usa e getta. Esso si attua quando le funzioni per cui è stato creato l'oggetto sono riviste alla luce di un suo nuovo ed originale utilizzo. Diversamente, il riciclaggio impone la distruzione del rifiuto per creare nuovi diversi oggetti o prodotti.
Il riuso è definito come la seconda delle "3R"; riduzione, riuso e riciclo.
Storicamente, la motivazione finanziaria è stato uno dei principali motori del riuso, perché riusare evita di comprare nuove materie prime necessarie per la creazione di "nuovi" oggetti. Attualmente soprattutto nei paesi in via di sviluppo alcuni progetti di sviluppo economico hanno sfruttato il "riuso" per migliorare le condizioni di vita di piccole comunità.
Tra i vantaggi noti del riuso abbiamo:
- Risparmi nell'acquisto di materie prime,
- risparmi nello stoccaggio dei rifiuti,
- risparmi energetico per la produzione del sostituto e
- risparmi per il conferimento e smaltimento in discarica,
- emersione di quote di lavoratori oggi marginalizzati .
Il riuso può anche essere sfruttato a scopi di tipo terapeutico/riabilitativo.[2]
Il riuso sposta lo sviluppo e la crescita su settori che non aumentano l'incremento delle merci, senza negare lo sviluppo.[3]
Il riuso permette di creare strutture abitative o complementi di arredo a costi contenuti per le persone più bisognose.[4]
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