Ecco, voi come ve lo immaginate un pirata? Con baffi neri, cappelli piumati, sempre a caccia di tesori o pronto all’arrembaggio? Francesca Bossini, grafica e autrice, già allieva di Bottega Finzioni, se lo è immaginato a “forma di bambina” e ne ha raccontato le avventure in “Chi trova un tesoro trova un pirata” vincendo pure il premio Narrare la parità 2015. Un premio che ha significato innanzitutto la pubblicazione da parte di una delle case editrici tra le più interessanti nel panorama della letteratura per l’infanzia come Giralangolo, nella collana Sottosopra, espressamente dedicata all’identità di genere e all'interscambiabilità dei ruoli maschili e femminili.
"Questa storia nasce dall’osservazione di mio figlio, a tre anni, quando ha iniziato a frequentare la materna e tornava a casa con stereotipi sui presunti giochi da maschi e da femmine. Lilla, la mia piratessa, più agguerrita di un corsaro, ha preso vita così. Per spiegargli che ognuno, maschio o femmina, può sognare di diventare quello che più gli piace" spiega Bossini, bresciana, a Bologna da una vita dove ha aperto un’agenzia di grafica e progetti editoriali.
La sua piratessa assolutamente contemporanea, che oltre a scovare tesori, ripulisce mari inquinati e spiagge, battendosi contro i pregiudizi ha infatti conquistato la giuria di Narrare la parità 2015 approdando così agli scaffali delle librerie accompagnata dalla magnifiche illustrazioni di un’altra bolognese, Agnese Baruzzi. "Sono molto felice di questo premio – osserva Bossini – soprattutto in questo momento, in cui siamo di fronte a un’enorme operazione di “taglia e incolla” che è riuscita a banalizzare, strumentalizzare e svilire temi complessi e molto importanti. Mi riferisco alle polemiche contro la fantomatica ‘ideologia gender’ che ormai tra censure di titoli non graditi e mozioni per il ritiro di libri dalle scuole sono diventata una crociata che ha dell’inquietante".
Lo dice da autrice ma anche da mamma di un bambino di 5 anni. "Sono profondamente convinta che i nostri figli non siano sacchi vuoti che si lasciano riempire con una o l’altra teoria ma teste pensanti, che si costruiscono la loro opinione osservando il mondo: attraverso la scuola, gli amici, il dialogo con i genitori e le esperienze di tutti i giorni. Si crede veramente che bambini che vivono nella società contemporanea non siano abituati a padri che amano cucinare, mamme che lavorano mentre i papà stanno a casa, oppure che possano essere turbati dai tanto temuti "modelli alternativi di identità di genere", ossia da nonne che guidano i trattori, da bambini che vorrebbero giocare - anche - con una bambola o da principesse che combattono contro i draghi?".
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