sabato 24 ottobre 2015

La rivoluzione delle adozioni: "I bimbi in affido restino in famiglia"

Domani il voto definitivo sulla legge. "Garantire la continuità degli affetti". 
Polemica sul no a single e coppie di fatto

di MARIA NOVELLA DE LUCAROMA - 

La rivoluzione delle adozioni: "I bimbi in affido restino in famiglia"

Si chiama " diritto alla continuità affettiva dei bambini in affido familiare" ed è una norma, importantissima, che domani sarà approvata (quasi certamente) dal Parlamento italiano. Dice una cosa semplice: i bambini che crescono con dei genitori affidatari potranno da questi essere anche adottati, se e quando risulti impossibile il loro ritorno nella famiglia d'origine. Dovrebbe essere naturale, scontato, visto che con quelle madri e padri " a tempo" hanno magari già trascorso un pezzo di infanzia o di adolescenza. Invece in Italia ci sono voluti circa quindici anni, e un lavoro di mediazione certosina, perché si arrivasse ad una legge che permetterà, da domani, anche ai genitori dell'affido di " concorrere" all'adozione del ragazzino e della ragazzina dei quali, di fatto, sono già figure fondamentali. Evitando così traumi e lacerazioni. E con una corsia preferenziale. Una legge saggia, ma che alla fine di un lunghissimo dibattito ha escluso da questa possibilità sia le coppie di fatto che i single. Creando così, dicono alcuni, una discriminazione tra quei bimbi che potranno avere una continuità d'affetti con le mamme e i papà dell'affido, ed i bimbi che dovranno invece abbandonarli.

Fino ad oggi per i genitori " a tempo" l'adozione era vietata, con storie, a volte tremende, di piccoli cresciuti in una famiglia e poi portati via per essere consegnati a coppie già in possesso dell'idoneità all'adozione. Tutto questo per due motivi. Da un parte perché si temeva che molti concepissero l'affido come una scorciatoia alla difficilissima adozione nazionale. Dall'altra perché spesso queste madri o padri " di appoggio" non avevano i requisiti previsti dalla legge sull'adozione. Cioè essere in coppia, sposati, e soprattutto abbastanza giovani. E la legge che a meno di sorprese domani sarà approvata definitivamente dalla Camera, prevede che gli affidatari abbiano gli stessi identici requisiti richiesti a chi fa la domanda di adozione. Cioè, appunto, essere in coppia e sposati. Una mediazione sofferta. Al Senato infatti la prima firmataria della legge, Francesca Puglisi del Pd, aveva presentato un emendamento che prevedeva l'accesso anche ai single. Emendamento poi ritirato di fronte alla durissima reazione di parte della Destra, ma anche di molti senatori e senatrici cattolici, e di quelle associazioni strenuamente schierate in difesa dell'ortodossia della legge sulle adozioni, dove il matrimonio è condizione fondante. "Ma l'obiettivo era che passasse una legge, seppure imperfetta. Simbolo, intanto, di un cambio culturale", dice Francesca Puglisi.

Insomma un passo in avanti per non dover rinunciare a tutto. Sulla pelle comunque dei bambini. Eppure anche qui la cronaca è solcata di storie dure. Di chi non ha più potuto né vedere né sentire il bambino che aveva accolto anni prima, una volta scattata la procedura di adottabilità. Ricorda Silvana, che fa il medico, ed è single: "È passato tanto tempo, ma in fondo al cuore non mi sono mai rassegnata. Per sei anni ho cresciuto un ragazzo di origine eritrea. Mi chiamava mamma. All'inizio è stato difficile. C'erano enormi problemi. T. era dislessico, aveva una malattia degli occhi. Piano, piano abbiamo risolto tutto, tra noi si era creato un legame fortissimo. Poi a 12 anni è stato dichiarato adottabile: ho fatto una causa per continuare a crescerlo, lui non voleva andare via, era disperato. Anche per i servizi sociali il nostro legame non andava reciso. Non c'è stato nulla da fare: avevo 55 anni ed ero single. Di lui non so più nulla". Oggi sarebbe diverso. La nuova legge permetterà a i genitori affidatari (ma non idonei all'adozione) di mantenere un legame con questi ragazzi, anche quando dovessero essere poi cresciuti da altri. Un cambiamento, seppure timido. Che contrasta però con la realtà dei circa 14 mila bambini oggi in affido. Buona parte di questi vive infatti in famiglie formate singoli, da coppie mature o non sposate. Tutti bambini, che a meno di " adozioni speciali" saranno dunque esclusi dalla " continuità d'affetti" con i loro, attuali, genitori.

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