giovedì 2 aprile 2015

PASQUA

La Pasqua nel mondo:tradizioni ungheresi.





Il viaggio continua attraversando l’Europa verso est, fino a giungere in Ungheria.
Qui, tradizioni pagane e antichi riti cristiani si fondono in affascinanti consuetudini di cui sopravvive memoria nelle grandi città, ma che emergono più vive che mai nei piccoli paesi di campagna.

Una delle più diffuse usanza pasquali è senza dubbio quella della decorazione delle uova a cui, fin dai tempi antichi, viene attribuito un profondo significato. Le tecniche sono tante ma è un rito comune ritrovarsi insieme in Primavera, insegnando alle bambine i metodi di colorazione più semplici.
Trovo affascinante questo “lavorare" insieme, un momento prezioso tra donne che condividono un sapere passato.
L’uovo può essere lasciato intero oppure viene svuotato attraverso un foro. Il modo più semplice è quello di attaccare delle piccole foglie come il prezzemolo sulle uova e poi cuocerle insieme a delle piante coloranti come ad esempio la buccia di cipolla, una delle più comuni. Una volta asciutta, la superfice viene stropicciata con un pezzo di lardo per dare lucidità.

Veri e propri capolavori di fantasia e colore si ottengono invece con una tecnica che viene dal passato.




Simboli apparentemente misteriosi vengono dipinti sul guscio dell'uovo con della cera, questo viene poi immerso in acqua tiepida e la cera tolta via con un panno. In passato in alcuni paesi dove le credenze sono ancora sentite, si riteneva che i meravigliosi disegni bianchi che contrastano con il colore avessero un potere magico, come il grano o l'uva che richiamano fertilità e ricchezza o il rastrello a sette denti per proteggersi dal diavolo.

Un modo assolutamente originale infine, è quello di applicare minuscoli ferri di cavallo sul guscio, una tecnica tutta maschile che vede l’Ungheria ai vertici della classifica mondiale con il campione József Koszpek che ha messo ben 1119 ferri di cavallo su un uovo da struzzo. Non vi pare incredibile?


Jó reggelt, jó reggelt, 
Kedves liliomszál, 
Megöntözlek rózsavízzel, 
Hogy ne hervadozzál. 
Kerek erdőn jártam, 
Piros tojást láttam, 
Bárány húzta rengő kocsin, 
Mindjárt ideszálltam. 
Nesze hát rózsavíz, 
Gyöngyöm, gyöngyvirágom. 
Hol a tojás, piros tojás? 
Tarisznyámba várom! 

Buon giorno, buon giorno 
tu caro giglio, 
ti innaffio con l'acqua di rosa 
che tu non sfiorisca. 
Attraversando il bosco 
ho visto un uovo rosso 
tirato su un carro da una pecora 
e subito sono venuto qui. 
Eccoti l'acqua di rosa, 
mia perla, mio mughetto, 
dov'è l'uovo, l'uovo rosso? 
Lo voglio nella mia borsa!


Ancora oggi in tutta l’Ungheria è assai diffusa la tradizione dell’innaffiamento (Locsolkodás). Il Lunedì di Pasqua i ragazzi vanno a far visita alle ragazze, cantano uno stornello e chiedono poi il permesso di innaffiare le ragazzeovvero spruzzarle con gocce di profumo sulla testa. 
In tal modo, il fiore della casa non appassisce... 

In cambio il ragazzo riceve un uovo dipinto che oggi è stato sostituito per lo più ,con un più gradito uovo di cioccolato e viene poi accolto con un piccolo rinfresco. 
In passato era abitudine per le ragazze innamorate regalare fino a venti trenta uova al proprio spasimante per cercare di superare le altre pretendenti. Si diceva che l’uovo che perdeva per primo il colore appartenesse alla donna giusta. 
Certamente le giovani ungheresi possono senz'altro ritenersi fortunate; le loro nonne venivano innaffiate con vere e proprie secchiate d'acqua! 

Il rito ha chiaramento una accezione esplicita legata alla fertilità, tanto che Laura racconta come da bambina pur non comprendendone ancora il vero significato, viveva il momento in modo imbarazzante... 

"La cosa curiosa è che anche se ovviamente nessuno ce lo spiegava questo significato quando eravamo bambine, in qualche modo si percepiva qualcosa, perché il rito dell'innaffiatura per le bambine è piuttosto scomodo e raramente desiderato.Io diventavo sempre tutta rossa in viso senza sapere il perché, e se qualcuno ci salutava prima di Pasqua augurandoci "tanti annaffiatori", rispondevamo subito che ne volevamo il meno possibile". 

L'ultima tappa di questo viaggio nelle affascinanti tradizioni ungheresi ci porta al pranzo pasquale


Pur non esistendo un vero e proprio piatto esistono alcuni ingredienti che non mancano mai sulle tavole degli ungheresi.
Prosciutto affumicato, le uova sode e naturalmente il kalács, un sorta di grande treccia che viene consumata al posto del pane.
In alcune famiglie questi ingredienti vengono offerti semplicemente durante il pranzo e in altre, si preparano piatti piú elaborati come il pane ripieno di prosciutto.
La ricetta è stata gentilmente offerta da Limara e tradotta per noi da Laura:



Prosciutto affumicato/una zampa di maiale affumicato 
600 g di farina 
2 cucchiaini di sale 
2 cucchiai di olio (da noi si usa soprattutto olio di girasole)
1 cucchiaino di zucchero 
20 g di lievito 
350 ml di acqua circa

Il prosciutto/la zampa viene cotto/a il giorno precedente e lasciato raffreddare nell'acqua di cottura. 
Il giorno dopo il lievito viene mescolato in un po' di acqua tiepida con lo zucchero e con 3-4 cucchiai di farina, sopra spargiamo un po' di farina per preparare del lievito naturale (madre acida). Si lascia riposare per circa. 30 minuti. Poi con l'aggiunta degli altri ingredienti si prepara un impasto (finché si creano delle bollicine). Si puó impastarlo anche con la macchina del pane. Lo lasciamo riposare finché diventa almeno il doppio.
Nel frattempo togliamo l'osso e la pelle dalla zampa. 
L'impasto ben lievitato viene messo su un piano infarinato e diviso in due. Ne formiamo due pani rotondi che vengono poi stesi. Mettiamo i pezzi della zampa/prosciutto sopra, dopodiché chiudiamo l'impasto sopra il prosciutto. Mettiamo i pani in una teglia coperta da carta da forno (con la parte dove l'impasto si chiude sotto) e li lasciamo di nuovo a riposare finché si gonfiano il doppio. 
Preriscaldiamo il forno a 200 gradi. Alla fine della lievitazione bagniamo le nostre mani con l'acqua e le passiamo su ciascun pane, poi li inforniamo per 35-40 minuti.

Il piatto puó essere consumato sia tiepido che freddo, ma in ogni caso va servito con cipollotti, ravanello, peperone, cipolla rossa oppure col rafano sotto aceto.

Questo viaggio finisce qui mentre un altro tra breve comincerà.
Niente di meglio che concludere con un buon pasto, e poi, fermarsi a riflettere sulle diversità culturali.
Per trovarvi oltre le differenze, ciò che ci accomuna… 

Un Grazie davvero speciale a Laura senza la quale non saremmo "nemmeno partiti". Grazie per l'entusiasmo, per le traduzioni, per i racconti , le storie , le poesie, la dolcezza e per averci avvicinato ad un paese che ho visitato tanti anni fa. 
Tra due settimane quando arriveremo in Ungheria, sarà ancora più speciale. 

Ma chi è Laura? 
Laura è una ragazza ungherese. 
Dopo tre anni in Italia si è innamorata e sposata con un ragazzo italiano. Hanno vissuto tre anni in Irlanda dove diciannove mesi fa è nata la loro gemma preziosa Sara Villő. 
Villő é un antico nome ungherese e significa fatina della primavera o del salice. 
Adesso sono in Ungheria. Laura è laureata in giurisprudenza ma non fa l'avvocato, ama i cioccolatini e ha una passione: raccontare delle tradizioni ungheresi ad altri e delle tradizioni degli altri agli ungheresi... 

Laura ha un blog: Vidékek legbelül , il cui nome è ispirato da questa bellissima poesia di Sándor Kányádi, i sono paesaggi... (il blog è in ungherese ma potete usare il traduttore di google)

...vannak vidékek viselem 
akár a bőrt a testemen 
meggyötörten is gyönyörű 
tájak ahol a keserű 
számban édessé ízesül 
vannak vidékek legbelül... 

...Ci sono paesaggi che mi porto addosso 
come la pelle sul mio corpo 
paesaggi stupendi anche quando tormentati 
dove l'amaro diventa 
dolce nella mia bocca 
ci sono paesaggi nell'interno profondo...

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