I musei e i siti archeologici sono fatti di piccole e grandi storie che si intrecciano: quelle di chi ha abitato i luoghi e quelle di chi, con passione e impegno, insegue le tracce del passato per raccontarle ai visitatori. Antonio Gottarelli, ricercatore del Dipartimento di storia, culture e civiltà dell'Università di Bologna e direttore del Museo civico archeologico di Monterenzio, e Annachiara Penzo, assegnista di ricerca dell'Alma Mater, ci accompagnano alla scoperta di un progetto culturale raro nel panorama italiano, perché oggetto diun'indagine durata oltre cinquant'anni e sfociata nel 2015 nella creazione del Parco archeologico naturalistico di Monte Bibele.
Tomba a Monterenzio Vecchio (particolare)
Scopo del parco è documentare la storia dell'antropizzazione dell'Appennino bolognese dall'età della pietra fino all'età romana, con particolare attenzione alla fase etrusco-celtica (IV e III secolo a.C.). Il museo ne conserva i reperti, forte di una spiccata vocazione didattica pensata anche per i visitatori più giovani, veicolata da un allestimento ben leggibile. Vi si trovano materiali dalla Valle dell'Idice dal Paleolitico all'età romana, tra cui spiccano gli splendidi corredi dalla necropoli di Monte Tamburino con elmi che sembrano fabbricati ieri e vasi con decori ricchissimi; il cosiddetto Quadrante Solare di Monte Bibele, cioè un'antica “bussola” per l'orientamento geografico e astronomico che ci ricollega alla natura molto più di quanto facciamo noi oggi; e la ricostruzione di una casa-tipo dell'abitato di Pianella di Monte Savino, arredata con gli oggetti autentici trovati nelle case del villaggio.
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