Questa si ripete più o meno un paio di volte a settimana, o almeno ogni volta che conosco qualcuno di nuovo.
– E tu, che lavoro fai?
– Il prof.
– Ah.
– Già.
– E… com’è?
Di solito rispondo “Eh, figo”. Ma quello che vorrei dire in realtà è questo.
Stare in una stanza con venticinque persone di cui almeno venti non hanno nessuna voglia di essere lì.
Questo, è fare l’insegnante.
Partire da casa con sei matite, dodici penne e ventotto pennarelli, e tornare a casa con in tasca solo una mezza matita mangiucchiata. Che non è neanche tua.
Questo, è fare l’insegnante.
Avere amici che ogni volta che ti vedono, dopo il saluto, ti dicono: “Beato te che non fai un c…”.
Questo, è fare l’insegnante.
Dire una parola, o un’altra, e sapere che ogni volta la scelta potrebbe cambiare la vita di qualcuno. A volte pure la tua.
Questo, è fare l’insegnante.
Ricevere messaggi su whatsapp da gente che non senti da mesi e che ti chiede come si scrive una parola, come se ne dice un’altra, o se si può dire “a me mi”.
Questo, è fare l’insegnante.
Asciugare lacrime, tenere mani, ascoltare silenzi. Spendere parti considerevoli del proprio stipendio in tè caldi offerti a studenti arrabbiati, ragazze doloranti, colleghi vicini a una crisi di nervi.
Questo, è fare l’insegnante.
Trovarsi di fronte a figli incazzati con i genitori, genitori incazzati con i figli, e soprattutto a genitori incazzati con te.
Questo, è fare l’insegnante.
Correggere per cinque ore di fila congiuntivi sbagliati, verbi presi a calci, sintassi torturate. E poi, al primo piccolo “Ma però” detto in velocità, subire la gogna eterna.
Questo, è fare l’insegnante.
Inscenare incazzature con tanto di monologhi shakespeariani degni di una candidatura all’Academy Awards.
Questo, è fare l’insegnante.
Vedere in prima fila storie d’amore strazianti che sbocciano il lunedì e finiscono il venerdì.
Questo, è fare l’insegnante.
Rispondere ogni giorno a tonnellate di domande di ogni genere, dalla riproduzione dei pesci-palla alla possibilità di una invasione aliena sulla Terra, ma soprattutto a una, sempre la stessa, che è:“Posso andare in bagno?”.
Questo, è fare l’insegnante.
Dividere risse, evitare incidenti potenzialmente mortali, rischiare l’infarto dalle due alle trenta volte al giorno.
Questo e poi tipo un milione di altre cose, è fare l’insegnante.
Ed è qualcosa che non farei a cambio con niente al mondo.
(Sì, lo so che non si dice “qualcosa che non farei a cambio”. Ma mi piace così. Almeno qui, lasciatemelo dire)
Autore articolo
Enrico Galiano
Insegnante, scrittore
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