Lavori di potatura, manutenzione stradale e pittura per saldare i debiti con il fisco comunale. La novità è stata introdotta un anno fa dal governo per aiutare le famiglie travolte dalla crisi, ma tra le grandi città solo Milano e Bari hanno deciso di offrire effettivamente questa possibilità ai loro residenti. Fortemente sostenuta dai movimenti promotori di forme di economia alternativa, la misura è stata accolta infatti con scetticismo dalla maggioranza dei municipi a corto di soldi contanti e da chi lamenta le somiglianze con le corvée di antica memoria.
Un pezzo di filosofia delle rete, un pezzo di New Age economica, un po' di necessità, un po' di virtù. Sullo sfondo c'è la drammatica crisi che ha sconvolto l'Italia negli ultimi otto anni e ha lasciato sul terreno vittime, disoccupazione, povertà, licenziamenti e in qualche caso anche strazianti storie di gente che di fronte alle difficoltà si è tolta la vita. Così i sindaci italiani, che con sempre meno risorse si sono trovati a fronteggiare la recessione e il disagio delle famiglie, hanno aguzzato l'ingegno e si sono inventati il "baratto amministrativo". Sei un "moroso incolpevole"? Non paghi le tasse o la mensa di tuo figlio perché sei in mezzo ad una strada? Ti diamo la possibilità di farlo, in cambio di una corvée a pulire i giardini pubblici o un pacchetto di ore a ridipingere le pareti di una scuola. Così siamo pari: tanto devi alla collettività, tanto hai la possibilità di pagare con il tuo lavoro. Col sudore della tua fronte.
Non è la trovata di un sindaco di provincia italiano in cerca di pubblicità e soffocato dalle proposte della rete e dalle petizioni dei cittadini più attivi, ma una iniziativa con tutti i crismi della ufficialità del sindaco di Milano, la città dell'Expo e dove il cambio di biciclette funziona, Giuliano Pisapia. Il moroso incol-pevole, cioè chi non può pagare rette scolastiche, immondizia, Tasi, affitto delle case popolari e multe auto, perché ha veramente le tasche vuote, può volontariamente candidarsi al servizio civile che gli consentirà di paga-re la multa e tasse. Naturalmente per partecipare a allo scambio alla pari bisogna dimostrare di avere una condi-zione economica poco florida: a Milano un reddito sotto i 21 mila euro lordi. Un debito di un certo rilievo: almeno 1.500 euro. E una certa attidudine ad usare il rastrello e la tinteggiatura dei muri.
Milano non è sola, delibere, esperimenti e aperture al baratto amministrativo si stanno diffondendo in tutta Italia: da Ventimiglia a Orosei in Sardegna, da Bari (dove il sindaco Antonio Decaro ha accolto le richieste dei Cinque Stelle) a Trevi, da Castelvetrano in provincia di Trapani a Siracusa. Tutti sindaci pro-baratto anche perché la legge lo consente: il decreto Sblocca-Italia, uno dei primi provvedimenti del governo Renzi, all'articolo 24 dispone che i cittadini, o le associazioni tra cittadini, possono fare interventi di pulizia e manutenzione della città in cambio di "riduzioni o esenzioni" dei tributi. Senza neanche forzare troppo il dispositivo della legge, approvata nel 2014, i Municipi hanno previsto che lavorando si può scontare un debito fiscale futuro ma, in alcuni casi, anche pregresso.
Baratto fiscale, sarà Milano la prima metropoli a provarci
Ed è proprio sul "pregresso" che stanno nascendo al-cuni problemi. Sebbene i seguaci dei nuovi sistemi di economie alternative esultino, la norma che consente ai sindaci di riscuotere le tasse con ore di lavoro destinate alla collettività, ha riflessi per niente marginali di diritto tributario, sindacale e persino di misurabilità economica delle prestazioni "in natura". Del resto se tutto fosse stato così semplice, la moneta non avrebbe mai sostituito il baratto. La stessa Anci, l'associazione dei Comuni, attraverso il suo braccio operativo tecnico, l'Ifel, ha sentito l'esigenza di porre dei paletti e nei giorni scorsi ha emesso una circolare specifica dedicata al baratto amministrativo. Cosa dice? Numero uno, le "controprestazioni" devono riguardare solo la riqualificazione del territorio come dice la legge e dunque attenzione con la creatività; punto secondo, le "controprestazioni" dovrebbero essere attinenti alla tassa da pagare, insomma se l'oggetto del baratto è la tassa sull'immondizia va bene pulire i giardini, se è l'Imu si possono tinteggiare le case popolari, ma occhio alla "ragionevolezza"; terzo punto, la legge parla di associazione di cittadini e dunque bisogna privilegiare accordi con queste entità abilitate a presentare veri e propri progetti di riqualificazione del territorio, con un minimo di professionalità, solo successivamente si può passare a consentire il baratto a singoli contribuenti che, naturalmente, non possono offrire le stesse garanzie di un lavoro organizzato; infine quarto punto, che a prima vista sembra una vera e propria zeppa nell'operazione dei sindaci, l'Anci spiega ai propri associati che sui debiti fiscali pregressi (Tasi, Imu, Tarsu, Tosap) bisogna fare attenzione perché una volta accertati e passati a ruolo diventano "indisponibili e irrinunciabili" e dunque, in punta di diritto, il Comune non può condonarli neanche a fronte di prestazioni "in natura" senza una legge specifica. Piedi di piombo.
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