Che stress per un Paese sbadato e smemorato come il nostro dover subire per due domeniche alternate, come nei ballottaggi elettorali, la giornata della Memoria e oggi la giornata del Ricordo. Ma non vi parlerò di foibe e non farò paragoni con la shoah, ogni tragedia è unica e orribile a suo modo. Vi dirò della differenza tra memoria e ricordo.
E citerò un autore indenne d'ambedue gli orrori, perché nato giusto due secoli fa. Il ricordo, spiegava Soren Kierkegaard nell'opera In Vino veritas, non è la memoria. Il vecchio, ad esempio, perde la memoria ma gli resta qualcosa di profetico e poetico, i ricordi. Il ragazzo, invece, ha una forte memoria e pochi ricordi. Miopia e presbiopia delle menti. Il ricordo suscita il sentimento della perdita, la nostalgia. «Un fatto nella vita che sia ricordato, è già entrato nell'eternità».
Chi ricorda non è indifferente, mentre la memoria può essere anche un magazzino di date e di fatti. La memoria, poi, è soprattutto pubblica e storica, il ricordo è soprattutto intimo e affettivo: commemori i defunti, ricordi i tuoi cari. Ricordo, lo dice la parola, chiama al cuore; la memoria è più una facoltà intellettiva. È sbagliato usare le parole memoria e ricordo per evocare solo gli orrori, quasi che la storia sia il cimitero del Male. Ci sono memorie importanti del passato che non sono funeste e ci sono ricordi teneri e dolci: quel che è vivo in loro si fa tradizione. Salviamo i ricordi e la memoria dall'identificazione con l'Orrore. Altrimenti verrà solo voglia di cancellare il passato.
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