Spesso mi trovo a discutere con le amiche sul confine tra libertà del bambino, ed educazione. Io sono una accanita sostenitrice di entrambe: i bambini hanno bisogno di libertà per potersi esprimere, ma hanno anche bisogno di confini, per non perdersi.
Sono molto sensibile all’educazione: per educazione, io e mio marito non commentiamo mai ad alta voce l’aspetto delle persone, né i loro difetti fisici. Non ridiamo se una persona è bassa o grassa, non ci mettiamo a guardare qualcuno che ha un arto amputato, o più semplicemente le orecchie a sventola o il naso aquilino.
E la stessa cosa abbiamo insegnato alla piccola, che sa bene, sin da quando è piccola, che non si fanno commenti sulle persone.
Cosa che per alcuni è ipocrisia, e per me invece si chiama educazione.
Maria Montessori diceva che: il bambino è competente. Frase che, quindi, continua con: il bambino ha competenza anche delle sue emozioni, e quelle altrui. Si chiama empatia.
I bambini sono estremamente empatici: tantè che soffrono e cambiano il loro comportamento se noi siamo stressati, agitati o nervosi…
Ne parlavo recentemente a proposito del fatto che alcuni bambini fanno commenti ad alta voce sulle persone, in modo che risulta sgradevole a chi è indirizzato il commento.
Ai bambini capita, perché spesso lo fanno con innocenza.
Ma non vedo che problema ci sia a chinarsi un momento all’orecchio del bimbo e ricordargli la regola generale che abbiamo già detto a casa (mi auguro):
– Ricordati cosa ci siamo detti, non si fanno i commenti sulle persone… A te piacerebbe? Come ci rimarresti se qualcuno per strada ti indicasse e ti facesse notare un tuo difetto?
I bambini NON sono la bocca della verità.
Mia figlia (sette anni) e la sua compagna, qualche settimana fa dicevano che, quando ero incinta, mi si sono rotte le ‘anche’ e infatti dovevo sempre stare a letto.
I bambini vedono una verità soggettiva, mutuata dalle loro scarse esperienze di vita. L’innocenza dei commenti ci può stare a due anni, quando effettivamente tutto ciò che è fuori dalla norma può essere commentato UNA volta. Dopo di che, esisterebbero quelle figure chiamate genitori, che – con l’esempio e i racconti – ti dicono che no, non puoi dire a uno che è ciccione, anche se è vero. E questa, per me, non si chiama ipocrisia: si chiama EDUCAZIONE.
Il fatto che una cosa sia vera, non significa che non ferisca la persona a cui è diretto il commento, o anche quegli che gli stanno attorno e gli vogliono bene.
E io sono abituata che a mia figlia insegno a essere gentile con tutti, e dico anche che può essere cattiva con chi vuole lei (pagandone però le conseguenze).
Quindi voto per l’educazione a prescindere, per tutti, grandi e piccoli.
L’educazione non ha mai ucciso nessuno, e ha il pregio di migliorare il mondo.
Sembra invece che a questi figli non si possa più dire niente: guai se un nonno o una maestra si permettono di sgridare i nostri figli, perché i nostri bambini possono fare tutto ciò che vogliono…
E lo vedo spesso nelle famiglie che si dedicano al Metodo Montessori, e non so perché, visto che invece la Montessori era una donna dell’ottocento piuttosto rigida e severa.
Essere genitori montessoriani non significa crescere figli senza regole, né crescere figli che fanno ciò che vogliono, o che possono essere rozzi e maleducati.
Ci tengo: la Montessori era una donna autorevole. Ha sempre parlato della libertà del bambino, ma ne ha parlato nel senso che il bambino è libero di sperimentare ed essere se stesso… nel confine che lei definisce migliore per lui e la sua età. La libertà della Montessori è simile alla libertà del giovane Emilio di Rousseau: il bambino deve avere la sensazione di poter agire liberamente nel suo ambiente, ma il precettore e la maestra hanno prima definito i confini e le regole della sua libertà, per il suo bene, e per il raggiungimento della sua autonomia.
Tratto da Educare alla Libertà di M- Montessori:
Quando le maestre furono stanche delle mie osservazioni, cominciarono lasciar fare bambini tutto quello che volevano: ne vidi alcuni con i piedi sul tavolino, o con le dita nel naso senza che le maestre intervenissero a correggerli; ne vidi altri dare spinte ai compagni e assumere nel volto un’espressione di violenza senza che la maestra facesse la più piccola osservazione.
Allora dovetti intervenire pazientemente per far vedere con quale assoluto rigore occorre impedire, e a poco a poco soffocare, tutti gli atti che non si devono compiere, affinché il bambino abbia un chiaro discernimento tra il bene e il male.
Non etichettiamo dunque l’educazione come ipocrisia. Impariamo a stabilire le regole fondamentali della nostra famiglia, e rispettiamole per primi con il nostro esempio personale.
Quali sono le vostre 4 regole fondamentali di educazione?
M:L:
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