Tutti noi abbiamo almeno una volta recitato da bambini una filastrocca per fare la conta, per giocare a palla o a nascondino: parole senza un particolare significato, ma che, una in fila all’altra, combinate in rima, scandite da un ritmo musicale, sembravano evocare un’antica formula magica piena di mistero e d’incanto.
Le filastrocche piacciono ai bambini perché sono facili da ricordare, divertenti da recitare ma soprattutto evocano il ritmo presente in ogni aspetto della dimensione dell’infanzia: nel giorno e nella notte, nell’alternarsi delle stagioni, nei battiti del cuore, nella melodia della ninna nanna, nel battito delle manine.
Proprio il ritmo, il suono e l’intonazione sono gli elementi distintivi della filastrocca che avvicinano il bambino al mondo delle parole, lo aiutano a familiarizzare con la lingua, ad ampliare il loro vocabolario e a sviluppare le proprie capacità espressive, allenano la memoria a breve termine offrendo un valido sostegno allo sviluppo cognitivo. Grazie al ritmo e alla musicalità, inoltre, la filastrocca rappresenta un efficace strumento per la prevenzione della dislessia.
Anche la sua creatività viene incentivata, quando, ad esempio, il bambino viene chiamato a completare una filastrocca: ecco che lo vediamo misurarsi con se stesso, dando vita ad un susseguirsi di parole e immagini fantasiose.
Tutti questi elementi ascrivono alla filastrocca un’importante funzione anche in ambito didattico, nel quale, accanto allo sviluppo della creatività e all’educazione al suono e al ritmo, riveste un ruolo essenziale lo sviluppo del linguaggio del bambino e la conoscenza del mondo che lo circonda. Infatti, i protagonisti delle filastrocche sono spesso gli animali e gli elementi della natura in genere, i numeri, l’alfabeto, soggetti che fanno della filastrocca un efficiente gioco educativo: da essa, infatti, si possono porre le basi per lo studio della matematica, della grammatica, delle scienze, offrendo però al bambino un approccio immediato, fantasioso e divertente.
Mettere in rima la didattica, questa è la visione di una scuola che pone al centro dell’esperienza educativa la sensibilità e la curiosità del bambino. Immaginiamolo mentre conta, pronuncia l’alfabeto, risolve piccoli quesiti logici nell’ambito di un’esperienza ludica: gli scioglilingua, le rime, i suoni onomatopeici creeranno un contesto rassicurante e di socializzazione, nel quale il bambino, oltre all’apprendere concetti, svilupperà doti comunicative e relazionali. Tutte caratteristiche che rendono l’esperienza dell’apprendimento da un lato più dinamica e veloce rispetto ad una classica lezione, mentre dall’altra garantiscono lo sviluppo intellettivo del bambino.
Del resto, la sensibilità del bambino verso i ritmi naturali è presente già nei primi sei mesi di vita e dunque, non è mai troppo presto per iniziare a recitare loro quelli che Gianni Rodari definiva “giocattoli sonori”.
Per Albert Einstein “la creatività è intelligenza che si diverte”: giocare con le parole, dunque, come se fossero le tesserine di un puzzle o i mattoncini delle costruzioni, dare loro un ritmo, renderle uno strumento non solo per apprendere, ma per imparare a creare, fa sì che il bambino diventi artefice e protagonista della propria esperienza didattica.
La filastrocca, dunque, apre un canale di comunicazione tra il bambino e il mondo che lo circonda, lo pone al centro di un’esperienza fatta di affetto e condivisione, ogni volta unica e irripetibile, ma che che proprio per questo lui cercherà di ricreare e di rivivere, mettendo in gioco tutto se stesso.
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